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BOCL N. 44 (CANDIDA COME TE)

29 giugno 2012
Il risvolto di copertina recita: “La mania per l’alfabeto è un romanzo drammatico e paradossale, frutto di un ***genio*** che trabocca di storie”. 
“Me cojjoni!” esclama subito il lettore. “Speriamo non se lo sia detto da solo.”
E inizia a scorrere le pagine. Il primo interrogativo che lo squassa è come faccia il narratore onnisciente ad appuntare testi così lunghi nello spazio notoriamente ristretto dei foglietti chiamati post-it (nel romanzo, peraltro, meticolosamente numerati da 1 a 158).
La situazione iniziale, comunque, è questa: il suddetto osservatore annota in singoli post-it non solo ciò che fanno, ma, essendo onnisciente, anche ciò che pensano il venticinquenne Michele e la sua compagna Savemi [C’è forse un richiamo all’invocazione inglese “Save me!”, “Salvami!”? Mah. Bah. Chissà. N.d.r.]
Vediamo nello specifico:
Michele si è messo in testa di scrivere non già “un” libro, ma “il” libro (il libro per antonomasia, si suppone), mentre Savemi proprio non ce la fa ad adorarlo in silenzio per tutto il tempo. Così accade che, mentre Michele sugge avidamente il latte della sua immaginaria Musa, già nel secondo post.it  il narratore onnisciente annoti: “Quasi sempre Savemi si addormenta per il ticchettio regolare delle dita di Michele sulla tastiera”.
Nel terzo post.it la tastiera viene chiamata senza mezzi termini “lei” (in corsivo), anziché “essa”: “davanti a lei gli oggetti intorno [compresa l’altra “lei”, la compagna-oggetto Savemi, evidentemente, n.d.r.] non ci sono più”.
Si tratta, per farla breve, di un cupo caso di grafomania compulsiva. Michele, infatti, non ha in testa alcuna storia da raccontare. Gli basta ammucchiare noiosissimi dettagli sul proprio ombelico, sulla durata cronometrica dei propri gesti, anche i più banali, con tanto di relativi grafici, e così via. E quando proprio non sa più che pesci pigliare, attinge a piene mani da pensierini registrati in vecchi quaderni di scuola, da  lettere alla mamma (“Per te, mamma, vorrei scalare la montagna più alta…”), da mail inviate per accertare quali regali di Natale sarebbero più graditi, da altre mail inviate per avere conferma che i regali elargiti siano stati effettivamente molto graditi, da un brogliaccio con abbozzi di idee da sviluppare in futuri racconti, eccetera.
Nel quarto post-it il narratore annota: “In certe occasioni Savemi considera Michele come un malato da assecondare”. Il tredicesimo post-it spazza via ogni residuo dubbio:  “Savemi ha imparato che… Michele è ossessionato da un fantasma – che Michele chiama il libro.”
Nel quattordicesimo post-it  leggiamo che Savemi “sa che Michele possiede una parte bianca e una parte nera… la parte bianca è l’angelo, la parte nera [ovviamente, n.d.r.] il diavolo”. Come dire che, malgrado tutto, anche in lui c’è del buono e del cattivo.
Nel diciassettesimo post-it Michele vede uscire dalla bocca di Salemi “sempre pietre preziose, diademi e stoffe di seta come alla fanciulla nella favola di Perrault”.
Su come dovrà essere il libro alla cui composizione Michele dedica tante energie troviamo cocenti interrogativi alle pgg. 28-29:
“Dovrà essere di duecentodieci pagine o di trecentoquindici? Centodiciassette o quattrocentonovanta? Settecentoventi? O milleduecentotrentasei? E dovrà avere capitoli e sottocapitoli? Oppure nessun capitolo? E se avrà capitoli, quanti capitoli? Dieci capitoli? Dodici capitoli? Oppure centoventi capitoletti? (… detto fuori dai denti non ho mai capito il senso dei capitoletti…)? E se nessun capitolo, dovrà esserci una riga bianca tra un non-capitolo e l’altro, e se sì quanto frequenti queste righe bianche? E le frasi dovranno essere lunghe oppure corte?…” Eccetera (le domande proseguono imperterrite per svariate pagine).
Nel ventitreesimo post-it Savemi capisce che “la loro storia non può continuare.” [E ‘tte credo!, n.d.r.]
Nel venticinquesimo post-it il ménage precipita: “Da almeno due mesi Michele e Savemi non vanno da nessuna parte: stanno a casa oppure vanno al cinema.” (Andare al cinema, evidentemente, è equiparato al non andare da nessuna parte, con buona pace del Mereghetti). 
Nel trentaquattresimo post-it si afferma che “il macrolinguaggio è la lingua condivisa da tutti gli scrittori e da tutti i poeti in ogni tempo, è la lingua condivisa dagli scrittori ottimi e dagli scrittori mediocri in ogni tempo…” e più giù: “Saper scrivere è conoscere il macrolinguaggio”. Fa niente, quindi, se si è scrittori mediocri. Tanto sempre di macrolinguaggio si tratta.
A pagina 125 Savemi dice a Michele: “Non riesci neanche a concludere una serata come questa: figurati una cosa complessa come un romanzo o un libro di racconti!”
(L’identificazione del lettore in Savemi, a quel punto, è totale.)
A pag. 133 si legge la considerazione: “Quando la persona amata ci lascia, muore. Naturalmente la persona amata non muore, ma per noi e per il nostro mondo la persona amata è morta”. Ma nel cinquantaseiesimo post-it Michele dice a Savemi che lasciarlo “significa sgretolare tutta la sua vita”. Si deduce che, in realtà, a morire sarà lui.
La prima parte del romanzo si conclude con Savemi che ammonisce il fidanzato, ormai irrecuperabilmente affetto da sì grave forma di tabe pseudo-letteraria, con le parole: “La scrittura, sono certa, ti causerà anche altri problemi: non solo me che ti lascio”.
Michele alza uno sguardo supplice [come a dirle: “Save me! Save me!”, n.d.r.], ma questa volta le vede uscire di bocca “pietre nere, aghi arrugginiti, fazzoletti di carta bagnati”.
Nulla, ormai, fa più immaginare che Savemi salverà Michele…
(Continua) 
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24 MAGGIO 2007

 LA MANIA PER L’ALFABETO (2)

(Marco Candida).
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La seconda parte di La mania per l’alfabeto si intitola “IL LAVORO” e comprende i post-it dal 57° al 128°, se si vuole continuare a chiamarli così, trattandosi in realtà, come ormai si è ampiamente intuito, di normalissimi paragrafi: è un po’ come la storia degli spazzini diventati improvvisamente “operatori ecologici”:-)
 
Ma è subito flash-back. Ci viene rivelato che il 5 novembre 2002 (Candida, chissà perché, preferisce la formulazione “al 5 novembre 2002”) Michele era stato assunto come impiegato di terzo livello a tempo determinato, ovvero fino al 4/11/2003, dalla Stradesicure S.p.A.
A questo punto, per dare polpa al libro, l’autore inserisce vari materiali: l’intero contratto di lavoro, l’organigramma aziendale, la lista delle commesse commerciali attive in data 30 settembre 2004 [un deferente omaggio all’omerico Catalogo delle Navi nel II libro dell’Iliade? Mah. Bah. Chissà. N.d.r.], eccetera. Il lettore, ovviamente, salta a piedi pari tutto ciò.
La ditta che ha cooptato Michele produce conglomerato bituminoso, also known as “asfalto”. Vengono descritti vari colleghi di lavoro. Non succede granché fino al 102° post-it, in cui leggiamo: “Se ogni Ufficio della ditta è un Mondo, e se ogni Impiegato è l’Abitante di un Mondo, allora Michele in questo momento viene squadrato da Fantini come un Invasore, come un Alieno proveniente da un Altro Mondo”.
La situazione peggiora nel 108° post-it, che puntualizza: “Michele, che è la persona solitaria e silenziosa delle serate con Savemi, è per questo il candidato ideale a essere il bersaglio de La Ditta”. Viene, infatti, presto considerato frocio (“non omosessuale, no, proprio frocio”) e soprannominato Michele Rick (da “ricchione”, si immagina), poi sospettato di essere, con un rovesciamento di prospettive, “chiavatore oppure grande scopatore”, instancabile stallone, poi ancora “un genio o una mente superiore”, infine, con pari esagerazione, un ritardato. Di tanto in tanto (Candida dice “ogni qualche volta”) a Michele cadono di tasca dei foglietti e il post-it n. 125 ne riporta uno per intero contenente “IL RACCONTO DEL FOGLIETTO CADUTO” (appunto). Sono circa una decina di pagine [all’anima del foglietto!, n.d.r.] di copia-incolla di una lunga recensione tratta da Internet, grazie alla quale Candida doppia elegantemente il traguardo di pagina 200 e si porta in tal modo a un solo terzo dalla fine.
Il 128° post ci regala un’interessante convinzione di Michele, che adesso parla e si espone in prima persona, rinunciando alle prestazioni del narratore onnisciente, mandato improvvisamente in ferie:
 
“Penso che il libro verrà quando avrò sofferto abbastanza e avrò trovato il modo di esprimere questa sofferenza. Quando si scrive bisogna dar voce a una diversità, e la diversità, molto spesso, sta sprofondata nella sofferenza. Bene, se è così allora mi chiedo: io sono in grado di dar voce a una nuova diversità?… È la scrittura la sofferenza: è la scrittura la diversità.”
 
Subito dopo viene inserito un nuovo racconto: “Il FOGLIO”, frutto di un seminario sulla narratologia alla Facoltà di Lettere, seguito da tre interrogativi:
 
1)      Perché allora scrivere se scrivere è diversità, sofferenza, solitudine?
2)      Perché scrivere se scrivere è fornire una rappresentazione infettata?
3)      Perché scrivere se scrivere è pretendere di curarsi con la propria malattia?
 
ai quali Candida-Michele dà la seguente risposta:
“Perché la scrittura è un demone e davanti a un demone non si può fare molto”.
 
 
Ovviamente siamo molto lontani da dichiarazioni wuminghiane del tipo: “Di ‘biopic’ sui Grandi e Grandissimi Artisti, la loro Ispirazione, la loro Superiore Sensibilità, il Titanismo, l’Ego che si espande fino a invadere ogni spazio, il loro essere maudits /incompresi/ribelli/irregolari/martiri della creazione, vissi d’arte vissi d’amore, live fast die young ecc. ce ne sono già fin troppi. Si potrebbe scrivere un romanzo in cui la Musa, stanca di essere tirata per la giacchetta di questo mondo, manda l’eroico Autore a fare in culo”. (http://www.ilpostodeilibri.it/joyce_31.htm )
 
 
E a proposito di pena e sofferenza, nella stessa intervista chiesero a Wu Ming 1:
 
“Per voi scrivere un libro non è mai un piacere, quindi? C’è sempre una buona dose di fatica, di ‘pena’ . Si può dire, così?”
 
La risposta fu:  
No. La vera fatica è quella del minatore, di chi spalma il catrame sulle strade [Wu Ming 1 prefigurava i conglomerati bituminosi di Candida? n.d.r.], raccoglie i pomodori, lega gli innesti alle piante, tira il risciò, scarica i camion, passa le giornate sulle impalcature, ha i piedi gonfi per aver passato undici ore al semaforo proponendosi per lavare i parabrezza. Non bisogna credere a chi esalta troppo i Tormenti del Creare, il Peso dell’Arte ecc.. Raccontare una storia, limare un verso, far suonare la lingua e le parole è senz’altro più divertente che spalare la neve all’alba a metà gennaio per conto del Comune. Però, anche scrivere è un lavoro, con strumenti, tecniche, tempo da dedicare, routines da eseguire, parametri da verificare, collaborazioni da rodare.” .
 
 
(Continua)
 
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. 
 
La terza parte del romanzo di Candida si intitola “LA FAMIGLIA”. Dapprima vi si rivanga la fanciullezza di Michele, che “ha cominciato a scrivere con continuità dai dodici anni circa”, senza aver preso da nessuno. E qui segnalo una contraddizione. Precisa, infatti il 130° post-it (p. 223): “Nessuno in famiglia (sua madre, suo padre o suo fratello, maggiore di due anni) legge libri (e tanto di meno li scrive)”. L’affermazione è subito smentita dal post-it successivo (il 131°) in cui Michele attribuisce proprio alla visione fascinatrice di sua madre che legge l’attrazione per i libri: “La madre di Michele si sedeva su una di queste panchine [del parco del Castello di Tortona, n.d.r.] e mentre Michele e il fratello di Michele[,] [virgola errata. n.d.r.] tiravano fuori un pallone da calcio plastificato… lei tirava fuori dalla borsetta (molle; e di color verde acido) un libricino Selezione… Michele, però, ogni tanto, mentre giocava, si fermava e osservava leggere sua madre. Sua madre reggeva il libricino bianco con le tre dita della destra con le unghie smaltate di rosso… Perché sua madre rivolgeva la sua attenzione – la sua bellezza – al libro? Che cosa ci stava dentro?… forse per un atto di imitazione – si imita solo quel che si ama (non si può imitare, pensa Michele, senza amare l’oggetto che si sta imitando) -, Michele ha cominciato a curiosare dentro i libri, per vedere se per un caso non riuscisse a scoprire – o almeno così a lui piace pensare – che cosa, in quei pomeriggi, sul Castello, avesse catturato tanto l’attenzione – e la bellezza – di sua madre.”
Nel 137° post-it si ribadisce che “la famiglia non ha mai accettato fino in fondo che Michele si chiudesse nella sua stanza e si concentrasse sui libri per leggerli o per scriverli”. Seguono vari racconti, inseriti con pretesti ad hoc. Se, per esempio, Michele estrae un plico di fogli dal penultimo cassetto, subito dopo, inesorabile, appare il “RACCONTO NEL PENULTIMO CASSETTO” (che ci ragguaglia su varie fanciulle amate in successione da Michele prima di Savemi, al ritmo di una tira l’altra).
Nel 143° post-it Michele pensa che “è per causa della scrittura se sta lì inscatolato nella sua stanza: la scrittura ha non allargato ma amputato il suo mondo, il mondo del fantasma, come Savemi lo chiama, e il fantasma adesso esce da tutti i cassetti, si allunga per tutta la casa, si è insediato anche nell’ultimo cassetto della scrivania del suo ufficio: è il fantasma che gli ha fatto perdere il lavoro…”
Il racconto più suggestivo si intitola “Gli insetti grossi. Psicotrauma”, quello meno accattivante “Il racconto in sei lingue”, dove, peraltro, l’aggettivo “incredibile” viene erroneamente tradotto in inglese come unbeliveable [la grafia corretta è “unbelievable”, n.d.r.]. Un terzo racconto, “Desideria si chiede”, parla di una sorta di Zelig in gonnella che osserva, introietta e riproduce senza sosta comportamenti altrui.
E intanto, tra un inserto e l’altro, siamo arrivati a pag. 272, dove inizia la tirata secondo me più bella del romanzo, con la splendida invenzione del fantasma che si materializza: e qui devo assolutamente complimentarmi con Marco Candida. Il 29 ottobre 2004 Savemi se ne va. Il giorno dopo Michele svita la torretta del computer ed ecco che, nemmeno avesse scoperchiato il vaso di Pandora, dalla torretta cominciano a fuoriuscire e a sparpagliarsi per tutta la casa frotte di “esserini ritorti e gommosi, particolarissimi, grandi un pollice” [viene in mente il film “Gremlins“, n.d.r.]. Seguono varie pagine di acrobazie dei suddetti esserini finché… accade il prodigio, sul quale non mi effondo ulteriormente per non spoilerizzare del tutto la lettura di questa magnifica trovata.
“Dopo tanti anni”, sospira Michele [di nuovo in prima persona, anziché per interposto narratore onnisciente, n.d.r.], “se non altro dopo tanti anni che mi sentivo dire che i miei scritti non avrebbero dato forma a niente, adesso, adesso che si erano incastrati e avevano dato forma a qualcosa, a una cosa, sia pure anche solo quella cosa, e anche se sospettavo che dietro quella cosa non ci fosse proprio niente, questo, comunque, mi faceva soddisfazione… Poi, però, come dicevo, mi è venuta la paura… Che cosa era quello se non il mio fantasma? Che cos’era se non una cosa che aveva preso forma, e proprio davanti ai miei occhi, attraverso cose che io avevo fabbricato, sia pure indegnamente?”. Ripeto: invenzione narrativa di prim’ordine. Bello anche l’avverbio “indegnamente”.
Il romanzo si chiude con la mamma che dice a Michele: “E cerca di capire che nessuno qui in casa ti tocca le tue cose e che nessuno ce l’ha con te e che puoi fare tutto quello che vuoi, basta che lavori, e che pensi al tuo futuro… sennò ci tocca mantenerti per tutta la vita, e questo non lo vogliamo, cioè fosse per noi, lo vorremmo anche, ma noi lo diciamo per te, perché siamo i tuoi genitori, Michele, e ti vogliamo bene, e adès… ‘sta sità”.
Nel terzultimo post-it Michele riprende a lavorare, nel penultimo assistiamo al rientro in pista di Savemi, The Saviour🙂 mentre nell’ultimo, appena prima di congedarsi da noi, il protagonista ripete lo stesso identico gesto di 157 post-it prima, ovvero quello con cui si apriva il romanzo, affinché il circolo narrativo si chiuda… 
 
Ciao, Marco. Sono contento che tu non te la sia presa per i miei bonari cazzeggi. Ti ho già spiegato che Madre Natura, purtroppo, mi ha condannato a essere un critico solo semiserio. Posso comunque dirti che, nel complesso, il tuo romanzo d’esordio non mi è dispiaciuto, a parte qualche tediosità. Giuro che mi aspettavo mooolto, ma mooolto peggio:- )))
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..G
(
(Giuseppe Iannozzi)
 
28 MAGGIO 2007 
Giuseppe Iannozzi, autore dell’utilissimo “Amanti nel buio di una stanza“, Editrice Nuovi Autori, 1994, ha definito “inutile” – nel suo blog http://www.biogiannozzi.splinder.com/ – l’esordio letterario di Marco Candida:- ) 
 
“Comunque è così [= attraverso contatti e invii di testi on line, n.d.r.] che ho conosciuto i miei unici interlocutori possibili – così chiamo le persone che scrivono e hanno prodotto testi interessanti e che parlano il macrolinguaggio della scrittura. Li ho anche invitati qui, dove vivo, a Tortona, per conferenze o corsi di narrazione, e, senza volere, ma trovandomici poco per volta, ho cominciato a osservarli, e li ho sempre osservati, tutti quanti, devo dire, come piccole divinità. Quando si dice che una persona che scrive crea un mondo si usa la stessa espressione che si usa anche per il divino. Soltanto il divino può //creare un mondo// e se si dice che una persona che scrive crea un mondo, allora, almeno quando crea il mondo, si sta dicendo anche che è una piccola divinità.

Ma: come sono queste piccole divinità? Sono arruffate, malconce, particolarissime. Tutte le piccole divinità che ho osservato, comunque sia, mi sono sembrate fuori misura; o troppo basse o troppo alte o troppo simpatiche o troppo antipatiche: sempre, però, con qualcosa di troppo. Dico queste cose perché non sto parlando di uomini, ma di divinità, anche se piccole, e una divinità si tende a rappresentarla bella e della giusta misura (direi: della bellezza e della misura esemplari): un incanto. Quando leggiamo il libro di un autore, la sua voce ci incanta, e quando vediamo la fotografia dell’uomo che ha la voce che ci ha incantati per il tempo della lettura del libro, rimaniamo quasi sempre delusi: pensiamo – parlo al plurale perché penso questa un’esperienza comune – che il suo viso non si addica alla sua voce (come quando parliamo al telefono con una persona senza averla incontrata prima e, quando la incontriamo, la persona ci dice: “Dalla voce ti immaginavo più bello”). Quando alle presentazioni dei libri o durante un’intervista vediamo l’autore, di solito rimaniamo delusi dal suo comportamento schivo e straniante. Noi lo osserviamo, come una piccola divinità, che ha scavato la forma di un mondo, e ci immaginiamo che abbia il viso sfolgorante e gli occhi penetranti – ci diciamo, in un secondo momento, che no, che non può essere così, che quello è solo un uomo, e noi lo sappiamo, lo abbiamo sempre saputo, e che non siamo degli ingenui, ci aspettavamo un uomo e questo abbiamo trovato: un uomo; ma, in un primo momento, in un angolo irrazionale, il pensiero di incontrare una piccola divinità, e con tutte le sembianze della piccola divinità, quel pensiero, in fondo, noi lo facciamo… “

(Marco Candida, La mania per l’alfabeto, Sironi editore, pp. 213-14)

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21 GENNAIO 2010

DIALOGHETTO AL VELENO CON MARCO CANDIDA

 

Nell’articolo “Senso e significatività 
 
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Marco Candida blatera di una  “bolla dorata d’autorialità” che lo accompagnerebbe ovunque vada privandolo del piacere di un rapporto alla pari con l’interlocutore,  e aggiunge che, per uscire da detta bolla e mettere a proprio agio l’interlocutore, ultimamente si premura di tacere della propria opera omnia per circoscriversi ad autore di un librettino horror per ragazzi da poco uscito per una casa piccola piccola. “Altrimenti”, spiega, “per parlare dei miei altri libri dovrei cominciare un discorso molto più ampio che mi porterebbe inevitabilmente a dominare troppo  la conversazione – e questo non lo voglio fare. Cerco anche di pormi in una posizione di inferiorità…  Sono convinto infatti che soltanto essendo totalmente alla pari con chi dialoga con me e forse un pochino al di sotto potrò sperare a un certo punto, se se ne presenta la necessità, di ergermi per un istante al di sopra di lui e imprimergli con tutta la forza del mondo un messaggio che possa essergli d’aiuto.”
 
Gli ho risposto:
 
Andare in giro a rivelare di essere scrittori (gli ennesimi) oggi come oggi, non fa affatto sembrare automaticamente superiori, semmai solo un po’ patetici (salvo i casi di conclamato e raggiunto prestigio, e mi spiace dirti che non rientri ancora tra questi): nella testa dell’interlocutore non può che formarsi la muta interiezione “Poareto!”*-°
 
Lui: 
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Ti sbagli di grosso, Angelini, se hai pubblicato opere di finzione le cose cambiano. 
 
Io:  
 
Forse in peggio, certo. Sottolineo un’altra minchiata: “Così non solo gli dico che ho scritto un romanzo dell’orrore ma aggiungo anche che è un ***romanzo per ragazzi***”. E se ti scambiano per Joanne Kathleen Rowling? 
 
Lui: 
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Siccome non puoi attaccare Joanne Kathleen Rowling (che per inciso non so nemmeno chi sia) allora te la prendi con me. Ad ogni modo che tu mi adori, che mi detesti o che mi ignori sapere che ho pubblicato delle opere di finzione cambia le cose. 
 
Io: 
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Nella *maggior parte dei casi* – oggi come oggi (60.000 nuovi titoli all’anno!) – pubblicare o non pubblicare è la stessa cosa. Chiudiamola qua.
P.S. La Rowling è l’autrice di Harry Potter, a cui somigli un po’ fisicamente, ma non moralmente:- ) 
 
Lui: 
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Uno scrittore in Italia che pubblica un libro e vuole fare lo scrittore siccome non può fare il professore di scrittura creativa [?] cercherà di trovare spazio dove la scrittura c’è (per mettere a servizio le sue qualità: non per chissà quali scopi malvagi) e quindi si rivolgerà agli editori, magari al giornalismo. Se nella migliore delle ipotesi ce la fa, il sistema creerà una specie di mostro e in qualche modo lo danneggerà come autore. Perché se vogliamo essere onesti un autore che rivesta anche un ruolo importante riceverà degli elogi più facilmente degli altri autori – ossia la sua autorialità verrà alterata ulteriormente. Allora facciamo qualcosa… 
 
Io: 
.
Sì, facciamo qualcosa. Diamoci una ridimensionata. 
 
Lui: 
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Va bene, Angelini. Dopo questo show passi tu a raccogliere le monete con il cappello? Grazie, perché io adesso ho altro da fare. 
 
Io 
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Ok. Ma prima lascia che ti faccia una TERRIBILE (tua definizione) domanda: di che cosa parlano i tuoi libri? Ti autorizzo ad allargarti in un discorso molto ampio che ti porterà INEVITABILMENTE (l’hai detto tu) a DOMINARE TROPPO la conversazione. Sono pronto ad avere soggezione di te*-°
 
Lui: 
 
Il fatto è che se io metto in soggezione una persona io quella persona la annullo. 
 
Io: 
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Immagino un incontro su un treno tra MC e JKR.
.
“Lo sa che io sono uno scrittore italiano?”
“Davvero? E di che cosa parlano i suoi libri?”
“Ah, sciocchezzuole. Robetta horror per ragazzi. Ma non voglio seccarla con la mia Autorialità. Lei, invece, di che si occupa?”
“Io sono Joanne Kathleen Rowling.”
“Mi perdoni, il suo nome non mi dice nulla.”
“Non c’è problema. Come si trova qui in America?”
Eccetera.
 
 
Lui: 
.
Lucio, è un peccato così grande non conoscere il nome di un’autrice? Cavoli, provi orrore e indignazione praticamente per qualsiasi cosa che dico e scrivo! Per te probabilmente dovrei andarmi a nascondere sotto terra e non uscire più! Vuoi sentirmi dire che non sono uno scrittore? Vuoi che mi metta in ginocchio sui ceci? Dimmi, cosa devo fare, perché tu la smetta di attaccarmi (o nella migliore delle occasioni di sfottermi come se fossimo all’oratorio)? 
 
Io:
 
Hai delle reazioni sempre esagerate o fuori dalle righe. Riassumendo: non preoccuparti di “umiliarti” o auto-degradarti al miserabile rango di “scrittore per ragazzi” (spero tu conosca almeno Hans Christian Andersen) per avere un rapporto sincero con chicchessia. Non sei ancora nessuno e nessuno si imbarazzerà all’idea di conversare con te. Aspetta almeno di aver raggiunto il credito, chessò io?, di un Michele Mari… prima di immaginare di incutere un senso di reverente timore in chicchessia.
 
P.S. Non ti sto ATTACCANDO. Sto semplicemente cercando di “imprimerti con tutta la forza del mondo un messaggio che possa esserti d’aiuto”, grazie all’uso di “parole nude e le meno corrotte possibili” (come dire che per avere uno scambio sincero mi sono spogliato di proposito della mia imbarazzante autorialità):- )
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Giulio Mozzi: 
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Basta così. [E ha chiuso i commenti al post:
 
 
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13 dicembre 2010

AND THE WINNER IS… MARCO CANDIDA

(Da sx a dx: Marco Candida e Giulio Mozzi)

Secondo IL SOLE 24 ORE (ma la scelta è di Michela Murgia), i migliori libri di narrativa italiana usciti nel 2010 sono i seguenti:

IL PRIMO PASSO NEL BOSCO
Alessandro De Roma Il maestrale
pagg. 208 | € 17,00

HO RUBATO LA PIOGGIA
Elisa Ruotolo
Nottetempo
pagg. 164 | € 14,00

CHIEDO SCUSA
Francesco Abate e Valerio Mastrofranco
Einaudi
pagg. 236 | € 17,50

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-12-11/letteratura-italiana-152620.shtml

Secondo Aleksandar Hemon il miglior rappresentante della fiction italiana 2010, degno quindi di apparire nell’annuale BEST EUROPEAN FICTION 2011 (il BEF si prende sempre con un anno di anticipo), è Marco Candida (con un brano tratto da Il diario dei sogni, Las Vegas editore).

BEF 2010

Per essere inseriti nell’annuale raccolta della Dalkey Archive bisogna seguire le SUBMISSION GUIDELINES indicate qui:

http://www.dalkeyarchive.com/aboutus/?fa=Submission

We prefer submissions to be sent by e-mail, directed to submissions@dalkeyarchive.com.

Ecco come è andata. L’anno scorso Elizabeth Harris, traduttrice di Giulio Mozzi, inviò un testo di Mozzi alla Dalkey Archive e nell’edizione BEF 2010 fu scelto proprio lui come miglior autore italiano. Allora il suo allievo (nelle scuole di scrittura creativa svoltesi a Tortona) Marco Candida, forse nel tentativo di superare il maestro, scrisse a Elizabeth e – non contento – ci si fidanzò. Questa volta l’esimia traduttrice inviò alla Dalkey Archive un testo di Candida. Casualmente, per il 2011, è stato scelto proprio lui.

Ha osservato Emanuele Bozzi sul Corriere della Sera:

“Lo strano caso di un romanziere sconosciuto in mezzo alle voci della meglio Europa”.

Avevo osservato anch’io nel blog di Gulio Mozzi:

http://vibrisse.wordpress.com/2010/11/24/best-european-fiction-2011/#comments

“Sarebbe bello che Hemon spiegasse se ha scelto Candida fra altri dieci, fra altri cento, fra altri mille o solo perché il suo testo gli è piaciuto tout court. In tal caso resta scorrettissimo titolare l’antologia ‘Best European fiction 2011’. Se l’Italia è rappresentata solo da Marco Candida, è più che lecito – per un osservatore anche distratto – domandarsi: e tutti gli altri e pur notevolissimi autori italiani 2011 (= 2010) che fine hanno fatto? Sono stati presi in considerazione solo quelli già tradotti in inglese o solo quelli di cui qualcuno si è preso la briga di inviare il testo tradotto? Questo il punto essenziale. Mi par di intuire che solo una manciata abbia inviato a Hemon una traduzione inglese del proprio lavoro… in linea di massima autori non vincolati per contratto alle grandi case editrici.”

Giulio Mozzi ha ammesso:

“Un volume che s’intitola ‘Best European Fiction’ accampa sicuramente una pretesa; e dovrebbe argomentare tale pretesa (in linea di massima: spiegando come sono stati selezionati i testi). E su questo c’è poco da dire: il BEF dell’anno scorso non argomentava un bel niente; quello di quest’anno non so – non mi è ancora arrivato.”

E Marco:

“Giulio, consideriamo il titolo dell’antologia ‘Under 25’. Se vogliamo guardare alla lettera è il titolo più neutro e oggettivo possibile, significa semplicemente ‘Categoria sotto i venticinque anni di età’. Già, ma questo titolo si riferisce a quella particolare e problematica categoria che sono da sempre gli scrittori. Dunque Pier Vittorio Tondelli aveva selezionato un gruppo di testi di giovani di meno venticinque anni e aveva detto: ‘Signori miei, questi giovani sono già scrittori’. Se teniamo conto di questo, il titolo neutro e oggettivo ‘Under 25’ assume sfumature assai più provocatorie. Naturalmente anche allora si sarebbe potuto obiettare: ‘sì, ma secondo Pier Vittorio Tondelli’…”.

Mio commento:

“C’è una bella differenza tra chiamare un’antologia ‘Under 25’ e “***BEST*** EUROPEAN FICTION 2011′. Certo, potrei organizzare anch’io un concorso di bellezza qui a Fano e assegnare il titolo di MISS EURASIA 2011 alla commessa più decente che decidesse di iscriversi. Di qui al considerarla davvero la più bella dell’Eurasia ce ne correrebbe… Quanto a Hemon, credo d’aver capito il tipo. Bel furbacchione. Ciao”

Comunque siano andate le cose, e mie malignità a parte, auguro a Marco Candida la più veloce stileliberizzazione possibile (il suo vero sogno, benché non registrato nella tediosa lista del  ‘Diario dei sogni’), adesso che si è portato a casa questo sorprendente risultato*-°

36 Risposte a “AND THE WINNER IS… MARCO CANDIDA”
  1. unpoapolide Dice:
    13 dicembre 2010 alle 11:15   Arrivo qui da NI. E sì, ok, per Marco Candida è andata così. Ma quello che mi chiedo, in tutta questa storia (che a me piace), è quanti contributi di autori e autrici del nostro paese Hemon ha potuto leggere. Mi sembra ovvio che non abbia potuto leggere tutti i 50 mila titoli che ogni anno escono in Italia. E, seppure si può sindacare sul metodo delle segnalazioni, certo questo facilita il compito del curatore, anche perché in tutta Europa usciranno centinaia di migliaia di libri di narrativa ogni anno, immagino. Non si può fare una colpa a Candida e Harris di aver mandato il proprio contributo. Piuttosto, in quanti hanno mandato segnalazioni di autori e autrici italiani? E se non è stato fatto, per quale motivo? Eppure, come si vede, è un buon mezzo pubblicitario, mi sembra. Voglio dire, sarei molto più curioso di sapere tra quanti contributi italiani è stato scelto il brano di Candida. Com’è andata, si sa. Ma sarebbe potuta andare diversamente? Se non si gareggia, non si vince. Buon per Candida, quest’anno. E magari il prossimo anno Hemon si dovrà leggere migliaia di pezzi di italiani (sempre che non l’abbia fatto anche quest’anno). No?ndr
  2. XmarcocandidaX Dice:
    13 dicembre 2010 alle 11:27  Lucio, almeno metti un link al mio blog!
  3. XmarcocandidaX Dice:
    13 dicembre 2010 alle 11:43   Ricordo solo che l’anno scorso nel Best European Fiction 2010 e’ stato incluso un racconto di Giulio Mozzi. Cosa segnalata in un articolo su Repubblica dallo scrittore Giorgio Falco. Quindi dell’esistenza del Best European Fiction si era gia’ data notizia. Tutta questa attenzione alla parola “Best” poi a me sembra morbosa e il segno di un Paese (l’Italia) profondatamente ferito da tutte le storie di corruzione, furberie che lo hanno attraversato.
  4. utente anonimo Dice:
    13 dicembre 2010 alle 12:17   forse, banalmente, bisognerebbe ammettere che il testo di marco è risultato abbastanza buono da essere considerato degno di comparire in una simile antologia. certo, probabilmente non è il risultato di una selezione di un campione altamente significativo della produzione italiana del 2010, ma sicuramente è possibile per noi fare una valutazione comparativa con i pezzi degli altri scrittori compresi nell’antologia. bisognerebbe leggere l’antologia nel suo insieme. se risultasse che raccoglie dei buoni pezzi, magari (al netto delle polemiche) si potrà concludere che anche il pezzo di marco ne è all’altezza? il mondo delle lettere è segnato dalle intense attività promozionali degli autori riguardo ai propri  lavori. che ciò piaccia o meno (a me poco, per esempio), perché rimproverare solo a marco di credere in sé stesso e di provare a convincere del valore dei suoi romanzi chiunque gli capiti a tiro? o quello che brucia è che lui qualcuno l’ha convinto?
    (P.S. per sgombrare il campo da equivoci: non sono una fan incondizionata di marco. se dovessi esprimermi quantitativamente, è più quel che non mi piace dei suoi testi di quello che mi piace. però, in quello che ho letto, ho sempre trovato delle pagine molto molto belle. a ben vedere, in effetti, non sono stupita che possa ben figurare in una antologia perché è capace di grandi acuti. per la tenuta sulla lunga distanza, probabilmente, si farà. è un giudizio mio, personale e opinabile. è che non mi piacciono i discorsi che sembrano un po’ invidiosi. confondono le acque. )
  5. utente anonimo Dice:
    13 dicembre 2010 alle 12:18   scusate, non mi sono firmata. il #4 l’ho scritto io.
    paolab.
  6. utente anonimo Dice:
    13 dicembre 2010 alle 13:28   Che Giulio Mozzi comparisse nell’edizione 2010 non stupì nessuno, date le quotazioni del personaggio. I problemi nascono con CANDIDA, di cui si mormora che stia facendo carriera con l’uccello. (sto scherzando). ihihih
  7. Lioa Dice:
    13 dicembre 2010 alle 15:26   @ unpoapolide e paolab.  Be’, il fatto che la stessa traduttrice abbia piazzato due suoi autori per due anni di seguito suscita più di una perplessità, ma tutto può essere. L’unica cosa di cui sono sicuro è che “Il diario dei ogni” non mi pare ***nemmeno alla lontana*** il miglior testo dell’anno*-°
  8. Lioa Dice:
    13 dicembre 2010 alle 15:31   @marco. Eccoti accontentato:http://lamaniaperlalfabeto.splinder.com/
  9. utente anonimo Dice:
    14 dicembre 2010 alle 09:11   D’altra parte, Lucio, se Marco e io siamo le vette della narrativa italiana d’oggi, che ci possiamo fare? giulio
  10. Lioa Dice:
    14 dicembre 2010 alle 11:12   @ Giulio. Bene, portati il pupillo in Stile Libero e siate felici:-)
  11. utente anonimo Dice:
    14 dicembre 2010 alle 23:41   Lucio, Lucio: Marco Candida non è il mio “pupillo”. E’ un artista del quale ho stima, molta stima. Tutto qui.
    (E, naturalmente, mica decido io chi viene pubblicato in Stile libero. Io posso solo suggerire). giulio mozzi
  12. Lioa Dice:
    15 dicembre 2010 alle 06:31   @Giulio. In effetti intendevo dire “portati il pupo” in Stile Libero… tanto lo spiritus di Repetti e Cesari “tenerissima coquit”*-°
  13. ferrucci Dice:
    17 dicembre 2010 alle 11:43   Ciao, Lucio: sei sempre in forma, e questo mi fa molto piacere.Voglio solo osservare che, come l’inserimento di Mozzi l’anno precedente non servì minimamente a elevare la sua visibilità e il suo accreditamento, meno che mai l’inserimento del suo discepolo oggi in questa sconosciuta antologia potrà servire a dargli un briciolo di visibilità. Nessuno s’è accorto di nulla e il loro status resterà il medesimo. Ci vuole ben altro, per farsi strada. Un caro saluto.
  14. Lioa Dice:
    17 dicembre 2010 alle 13:21   Be’, se l’uscita sull’antologia dalkeyarchiviana a Marco porterà bene, buon per lui. Non è che desideri il suo male. Eccepivo – fondamentalmente – solo sull’apoditticità di quel “Best”*-° ferrucci Dice:
    17 dicembre 2010 alle 14:00   Infatti, l’apoditticità di quel “Best”, conferita a una pubblicazione del genere, ne rivela tutta l’inconsistenza *-°
  15. XmarcocandidaX Dice:
    18 dicembre 2010 alle 15:05  Ferrucci scrive: “Ci vuol ben altro, per farsi strada”. Questo pero’ e’ benaltrismo! Di fatto lei pone un giudizio di inutilita’ su ogni risultato raggiunto, come sulla legittimita’ della questione tutta intera, rimandandola sine die. Nell’arte si puo’ dire con tutto, si puo’ negare il valore di qualsiasi risultato ragionando con tesi benaltriste! Si puo’ dire: “Ha venduto un milione di copie, ma ci vuole ben altro per dimostrare di essere di valore!”. Chi puo’ negarlo, in fondo? “E’ stato insignito di quel premio, ma ci vuol ben altro per dimostrare di essere di valore!”. Di nuovo, chi puo’ davvero negarlo? Si puo’ fare con tutto nell’arte! Non discuta la parola ‘Best”. Ne discuta piuttosto i contenuti, senza negarli a priori.Faccio una riflessione. Quando diciamo che in Italia “non si riconoscono i meriti” bisogna chiarire che questo significa non soltanto che si fanno delle ingiustizie non riconoscendo i meriti quando sono evidenti a tutti (tutti li sanno ma tacciono), ma anche che non si riconoscono i meriti semplicemente perche’ non si vede nessun merito. Il problema in questo caso e’ che si puo’ rischiare di essere ciechi e presuntuosi. Ad esempio si puo’ pensare, come fa Ferrucci, che solo chi segue un “certo percorso” (che pero’ Ferrucci non spiega, limitandosi a liquidare tutto con un: “Ci vuole ben altro”) puo’ essere a ragione ritenuto degno di lode. Ma cosi’ si rischia per l’appunto di essere ciechi e presuntuosi. I modi per dimostrare valore possono essere moltissimi e le variabili moltissime e nell’arte, forse, va fatta l’operazione opposta a quella di squalificare ogni risultato: di ogni risultato va tenuto conto. E’ cosi’ che il Corriere della Sera ha ragionato. Si sono detti: “Se un autore cosi’ piccolo e’ finito in un’antologia cosi’ grande, con autori cosi’ importanti, curata da un autore cosi’ importante, con la prefazione di un autore cosi’ importante, evidentemente del merito c’e'”. Si tenga presente che il giornalista che ha scritto l’articolo sul Corrirere della Sera si e’ fatto mandare il Best European Fiction in redazione e l’articolo non e’ stato scritto e pubblicato dall’oggi al domani. Ripeto ancora una volta che negli Stati Uniti esiste una forte tradizione di antologie che si intitolano “Best”. Sono curate dai migliori e ci finiscono i migliori. Non e’ detto che questi “migliori” siano conosciutissimi, a volte possono apparire in queste antologie in veste di giovani promesse, semplicemente perche’ il curatore li stima, grazie a segnalazioni, se ne e’ sentito parlare molto bene, qualche autore ha speso parole importanti su di loro. Credo che sia una differenza culturale e basta. In Italia alcuni (pochissimi per la verita’ e sempre i soliti; quelli che ce l’hanno con me anche se pubblico gli auguri di buon compleanno a mia mamma sul giornale della parrocchia) trovano la parola ‘Best” pretenziosa. Negli Stati Uniti non ci badano. Poi i testi inclusi nell’antologia quest’anno sono veramente molto belli.  
  16. ferrucci Dice:
    18 dicembre 2010 alle 18:06   Ribadisco: ci vuole ben altro, per farsi strada.
    Farsi strada non significa necessariamente esser degno di lode: come vediamo da qualche tempo, oggi in Italia si fa strada soprattutto a colpi di tette e di culi. Spostando il concetto in campo editoriale, un “certo percorso”  potrebbe essere sedurre la direttrice editoriale di un importante editore. Nel caso specifico, dunque, dopo aver mirato a una rivista straniera non resta che alzare il tiro.
  17. XmarcocandidaX Dice:
    18 dicembre 2010 alle 20:26   Ferrucci, in nome di Dio, la smetta! Non e’ una direttrice di rivista straniera! E’ solo una donna che insegna e traduce. Sono sicuramente stato fortunato a incontrarla, ma il risultato che abbiamo raggiunto insieme e’ stato eccezionale a prescindere. NON SONO AL CAPONE! Non ho nessun potere qui negli Stati Uniti d’America! E non sono con la figlia o la nipote di Al Capone! Le e’ chiaro? Le e’ chiaro che nella vita esistono concetti come grinta, fascino, capacita’, intuizione? Le e’ chiaro che io non navigo esattamente nell’oro?  Le e’ chiaro che senza l’aiuto degli altri, senza una buona parola di qualcuno non si va da nessuna parte? Lo vuole ammettere a se stesso o vuole continuare a fare il fregnacciaro per il resto dei suoi giorni? Tiri fuori ‘sti coglioni e vada per il mondo e lo cambi invece di accusare prima questo o poi quello di quanto sbagliano! Sono i vigliacchi che parlano come lei!
  18. ferrucci Dice:
    18 dicembre 2010 alle 20:59   “Le e’ chiaro che nella vita esistono concetti come grinta, fascino, capacita’, intuizione?”Certo che mi è chiaro:  io, modestamente, li incarno tutti e quattro. E so che l’aiuto degli altri e la buona parola di qualcuno servono, altroché se lo so.
    E allora?
  19. utente anonimo Dice:
    19 dicembre 2010 alle 01:41   Okay, there’s only so much of this a girl can take. Would you people please leave Marco alone?He published something in an anthology. It was a good thing. Not just for Marco, but for me, a fairly unknown translator who is trying to become known in the US publishing world. I chose to translate Giulio Mozzi’s work and Marco Candida’s work because as far as I’m concerned their writing is fantastic: stylistically challenging for a tanslator, imagistic, thematically complex, humane. Lots of fun to translate. I’ve been fortunate in getting their work published here in the States: the level of journals–as well as Dalkey Archive’s anthology–where they’ve been published suggests that these are two exceptional writers; all of the places where I’ve published my translations are competitive and accept unsolicited work only rarely (an example: Kenyon Review accepts less than .5 % of the fiction submitted each year). I have no connections; I wish I did. I know no one at Dalkey. Any connection I have to Dalkey at this point is through the merit of the authors I’ve translated and through the merit of my translations themselves. I’ve worked my butt off to do a good job with these two authors’ work; and of course they’ve worked extremely hard to be such terrific writers.Ignore “best” in the title of Dalkey’s anthology. It’s a marketing ploy to get more books sold: Houghton Mifflin has a series titled “Best American Short Stories,” so Dalkey, a small, nonprofit, experimental literary press, based their title on this series to promote sales. The stories in the anthology are terrific and both issues are receiving fantastic reviews. The work for the anthologies was submitted by publishing houses or translators; Aleksandar Hemon chose the works he peferred, Giulio’s and Marco’s, luckily for us, were among his choices. Now, stop complaining and criticizing. And stop insulting Marco and me. And mind your own business about our relationship.Elizabeth Harris
  20. Lioa Dice:
    19 dicembre 2010 alle 08:16   @Elizabeth. Grazie per essere scesa in campo al fianco del delicato fidanzato, ma non serviva. Hai solo confermato parola per parola quello che sostengo io: il superlativo “best” è solo “a marketing ploy (1)  to get more books sold”, perché l’antologia – degna finché vuoi – non è altro che l’ennesima raccolta di testi ritenuti interessanti dal curatore di turno. Aleksandar Hemon, intendo dire, sarà anche il Barberi-Squarotti:-) d’America, ma non ha affatto vagliato il meglio della produzione europea esistente nei vari mercati nazionali, bensì solo il meglio dei testi a lui “submitted”, non importa se nella traduzione di una soccorrevole morosa o di questo o quel traduttore ingaggiato per vile danaro. Quanto a voi due, che posso dire se non “auguri e figli maschi!”? (anzi “del sesso che preferite”, non vorrei essere scambiato per maschilista). Un abbraccio.(1) ploy = an action calculated to frustrate an opponent or gain an advantage indirectly or deviously; a maneuver.
  21. utente anonimo Dice:
    19 dicembre 2010 alle 10:30   Lucio, ho pubblicato un breve romanzo sperimentale, che risulti gradevole alla lettura sia ai bambini che agli adulti. Tu che sei un’autorità nel campo della narrativa per l’infanzia, potresti dargli un’occhiata? Magari qualche raccolta di Best potrebbe prenderlo in considerazione. Grazie per la cortese attenzione.
    Felice Muolo Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta. Editore Fermenti.
  22. utente anonimo Dice:
    19 dicembre 2010 alle 10:42   Ho dimenticato il link: http://www.felicemuolo.it
  23. Lioa Dice:
    19 dicembre 2010 alle 10:46   Macché autorità d’egitto. C’è chi assicura che io sia solo uno spregevole troll. Comunque dopo le feste provo a cercarlo in libreria*-°
  24. utente anonimo Dice:
    19 dicembre 2010 alle 11:48   Se mi dai l’indirizzo, lo spedisco. Grazie, comunque.
    Felice Muolo
  25. XmarcocandidaX Dice:
    19 dicembre 2010 alle 12:03   Elizabeth e’ finita in questa discussione perche’ ho lasciato nei commenti del mio facebook il link a questo pezzo. Ci ha cliccato, ha letto i commenti, e’ rimasta orripilata ed e’ intervenuta. Altrimenti questo blog Elizabeth non lo avrebbe visitato in mille anni. Ripeto che l’antologia e’ curata da Aleksandar Hemon con la prefazione di Colum Maccan. E’ stampata in venticinquemila copie, distribuita negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, nelle librerie e nelle biblioteche. Si sta parlando addirittura di tradurla. Ha ricevuto recensioni positivissime dal New Tork Times, dal Los Angeles Time, dal Guardian, dal Pubblisher Weekly, dal Time… e in Italia dal Corriere della Sera. Tra l’altro stiamo parlando di un’antologia che non hai nemmeno letto – anzi che non avete nemmeno letto, tutti coloro, dico, che hanno preso parte a questa discussione. Non e’ vero, come concludi tu, Angelini, che Hemon ha preso in considerazione solo il materiale pervenuto. Ti avevo gia’ spiegato, nei cinquanta commenti su Vibrisse, come sono andate le cose l’anno scorso. Sono stati valutati tra gli altri autori come Tiziano Scarpa e Diego Marani. Solo questi due nomi bastano per dare un’idea che il lavoro e’ serio. Tra gli autori inclusi quest’anno ci sono Ingo Schulze e Hilary Mantel – e altri autori importanti. Essendo stati inclusi nell’antologia autori realmente importanti, e testi veramente belli, ed essendo il nome del curatore e quello del prefatore molto importanti, diventa piu’ credibile che questa antologia possa esibire sulla copertina la parola “Best”.
  26. Lioa Dice:
    19 dicembre 2010 alle 13:21  @Marco. Dici: “Altrimenti questo blog Elizabeth non lo avrebbe visitato in mille anni”. Certo. Un po’ quello che sarebbe accaduto ad Hemon nei confronti del tuo testo, non glielo avesse spiaccicato sotto il naso lei. Tutto è dovuto al Caso, come vedi.Ma non ripeterci per l’ennesima volta che sei diventato una celebrità mondiale e che nei migliori salotti letterari del pianeta non si parla che di te. Abbiamo abbastanza capito che… le cose non stanno esattamente così :-) , altrimenti di dimeneresti di meno.
  27. Lioa Dice:
    19 dicembre 2010 alle 13:23   @ Felice. Via [omissis] 30126 Venezia.
  28. XmarcocandidaX Dice:
    19 dicembre 2010 alle 14:55   Angelini, ti ricordo che questa e’ una discussione pubblica e che le cose che dici restano. Percio’ io mi vedo costretto a intervenire per fare precisazioni le piu’ oggettive possibili. Dopodiche’ ogni interpretazione e’ possibile.
  29. Lioa Dice:
    19 dicembre 2010 alle 15:21  Oddio, quando mi chiama Angelini è incazzato nero*-°
  30. ferrucci Dice:
    19 dicembre 2010 alle 19:31   “fare precisazioni le piu’ oggettive possibili”:Dio, cosa mi tocca sentire.
  31. XmarcocandidaX Dice:
    20 dicembre 2010 alle 13:17   Ferrucci, se se ne va in giro a fare commenti come quelli che ha lasciato qui a me, allora capisco bene il motivo per il quale ha disabilitato i commenti sul suo blog! Le cose che dico sono verificabili. Verificabili, ha capito? Quello che dice lei e Angelini e’ da querela istantanea.
  32. XmarcocandidaX Dice:
    20 dicembre 2010 alle 13:41   Pero’ almeno per Angelini c’e’ l’attenuante che sta facendo satira. E’ lei che mi pare stia prendendo un po’ troppo seriamente il tutto! Non che le cose che dice le consideri realmente offensive, sia chiaro. Sto parlando in via del tutto ipotetica.
  33. ferrucci Dice:
    20 dicembre 2010 alle 15:32   Anch’io sto parlando in via del tutto ipotetica.
    E allora?
  34. fabio painnet blade Dice:
    13 dicembre 2011 alle 20:02   Mi intrometto nella controversiaq fra Marco Candida e Lucio Angelini senza alcuna velleità o la necessaria autorità per esprimere mediazioni, ma solo con l’intento di inquadrare meglio i margini di un problema che valuto di grande attualità letteraria. Non sono nemmeno un assiduo frequentatore della rete che provo a seguire nelle sue controverse dinamiche solo da pochi mesi. Forse un anno, non di più. Mi esprimo pertanto coi mezzi di cui dispongo, come semplice osservatore e col solo proposito di apprendere, magari, qualcosa di nuovo. La diatriba in atto mi ha trasmesso per la verità una nota di sconforto e perplessità, forse per la malcelata imprudenza dei giovani bloggers (a loro volta autori) impegnati in questo confronto serrato, forse per la sensazione che senza la loro ingenuità una digressione del genere non avrebbe avuto modo di nascere.
    Ho provato quindi ad appropriarmi di ulteriori elementi risalendo la china fino al sito dell’Angelini. Noto che le prime incomprensioni fra quest’ultimo e lo scrittore in erba Marco Candida risalgono ad almeno un anno fa. Non ho tardato quindi a rendermi conto che l’appellativo di ingenuo, se non direttamente di idiota, calzi meglio al sottoscritto che ai relativi autori. La mia principale preoccupazione è attualmente quella di non sversare nel dibattito ulteriore brodaglia polemica, conscio del rischio di poter ingarbugliare ulteriormente la matassa. Le mie affermazioni perciò non vorrebbero attenersi a un calco provocatorio, tutt’altro. Devo dire però che sono rimasto alquanto stupito dalla posizione ‘sulla difensiva’ di Marco Candida, anche se a questo punto non posso astenermi dal domandargli (senza strascichi polemici, lo ripeto), se davvero crede che i ‘sospetti’ agitati dall’ ANgelini facciano parte solo della sua personale acredine, anzichè di una comune riflessione sullo stato attuale dell’imprenditoria di settore, o meglio, sui meccanismi che determinano i flussi di mercato e quindi sullo spinoso problema della valutazione di qualità di un opera. Aldilà di una asciutta e necessaria interrogazione su tali logiche promozionali, sono ora convinto, non possano sussistere margini di confronto. Angelini insomma, in uno stile sopportabilissimo, agita dubbi assai vivi nel nostro immaginario ( parlo come lettore), palesa forse ruggini accantonate o incertezze che gli si può imputare, casomai di compendiare in maniera pedissequa e sufficiente, ma non infondata. La mia perplessità sull’utilità di un siffatto scambio d’opinioni è inoltre avvallata da una sintetica risposta di Mozzi sul tema che avrebbe dovuto chiudere la questione da tempo e che, in termini forse più contorti, ho provato a riproporre nel mio precedente post. Ma allora non avevo letto l’assunto di Mozzi che suona pressappoco così: “Un volume che s’intitola ‘Best European Fiction’ accampa sicuramente una pretesa; e dovrebbe argomentare tale pretesa (in linea di massima: spiegando come sono stati selezionati i testi). E su questo c’è poco da dire: il BEF dell’anno scorso non argomentava un bel niente…”
    Quindi Mozzi aveva già liquidato il problema poiché ‘argomentare i criteri di selezione’ significa, in sintesi, fornire utili parametri di critica letteraria ‘condivisi’. Senza questi, credo che ogni ulteriore polemica non può che apparire superflua. Detto così parrebbe ovvio, tuttavia la questione centrale continua ad essere quella dell’ accettazione e la ‘condivisibilità’ di suddetti criteri. Personalmente sono convinto che persino le strategie della cosiddetta GRANDE DISTRIBUZIONE palesino analoghe incongruenze. Ognuno insomma applica paletti secondo una propria utilità, con vincoli spesso viziati da iniquità ideologiche (ma questo è un’altro scottante paragrafo della questione). L’autorità di tali giudizi editoriali si regge pertanto su un assurdo dispotismo fondato sul controllo e l’appropriazione degli spazi mediatici(sulla quantità, sulla forza). Per questo motivo in precedenza ho parlato di ‘legge della giungla’ , e di un humus ideale in cui le Grosse imprese amano sguazzare e decidere le sorti degli autori. In questo modo le promozioni caldeggiate da questi organi seguiteranno ad accaparrarsi le più ambite porzioni del mercato, con buona pace di coloro che non si allineano ai modelli, come ben sa il buon Valter Binaghi. Parlare a tal proposito di ‘circuiti specifici’ non credo sia una bestemmia e non credo nemmeno equilibrata la scontrosa suscettibilità di Marco Candida. Concepire l’esistenza di questi circuiti non deve essere ritenuto offensivo ma solo un buon esercizio di raziocinio. Ciò non implica certo un attestato di disistima verso quegli autori che, in buona fede, entro determinati ‘circuiti’ possono anche capitarci, ma da parte loro è bene – a mio avviso – tentare nuove verifiche e guadagnarsi la fama sulla base del talento e non dei riconoscimenti accademici. Sul sito di Angelini, stavolta in data recente, rilevo un riferimento decisivo, utile forse a far chiarezza sulla deriva presa dal discorso. Alludo alla selezione offerta dal quotidiano ‘Il sole 24 ore’. Anche qui il mio scetticismo trova appigli favorevoli, poichè, nemmeno l’attendibilità – supposta a priori – di questa testata sembra volersi attenere alle solide ‘argomentazioni’ di cui diceva MOzzi, ovvero all’uso o allo studio del problema dei parametri. Conoscendo due dei tre testi citati, posso affermare senza timore di smentita, che un autore (Francesco Abate) e una casa editrice (IL MAESTRALE di Nuoro), non possono considerarsi distanti (ideologicamente e geograficamente) dalla premiata ditta di MIchela Murgia, un dato, questo, che sobilla rapporti di fratellanza o compiacenze reciproche più o meno conosciute ( come tempo addietro attestava la fertile intuizione di Valter Binaghi, oggi costretto ad un sofferto, ma meditato karakiri in rete) ma proprio per questo poco attendibili . Per attenermi a vincoli di political correct, posso aggiungere, per esperienza diretta, che la casa editrice in questione, fornisce costantemente, scrupolose analisi ai manoscritti presi in visione ed inoltre che lo stesso francesco Abate abbia composto un testo di sensibile e rilevante spessore, ben meritevole di lettura (a mio parere). Ciò va di sicuro a loro merito, tuttavia non deve bastare a diradare le fumose pretese di una casta di Editori che preferiscono operare su base selettiva arbitraria. Perchè il problema di fondo – per noi fruitori almeno – non si discosta di un millimetro da quello di poter accedere ad una cultura riconosciuta tale da un apparato di valutazione sostanzialmente condiviso entro più ampi ‘circuiti’, se Candida mi passa il termine. Saluti a tutti. fpb

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 17 dicembre 2011 

FATTI SOTTO ANTI-TROLL!!!

 

 
 
In sei anni di blog sono stato invitato più volte a mettere in moderazione i commenti non in linea con le mie convinzioni, per non dimostrare di avere lo scroto sceso. Le mie fotografie sono state ritoccate a colpi di Photoshop facendo sì che la mia testa troneggiasse sopra il corpo di un guerrigliero del NIE, di una giornalista boccoluta del quotidiano La Repubblica, di Gianni Biondillo con megavagina di plastica tra le braccia. Sono stato definito vecchio, debosciato, incapace, sciatto, demagogo, pappamolla, post-moderno. E, soprattutto, fiancheggiatore del libero pensiero. È la dura legge dell’anti-troll, cui nessuno sfugge, e noi blogger ancora meno. Chi interviene su un blog per dissentire rispetto al pensiero del titolare (questo fa un troll, almeno nella particolare accezione di certe blogstar accanite censuratrici) nutre la giusta convinzione che un blogger democratico e libertario non potrà respingerlo, ma dovrà tollerare pazientemente le sue idee, di qualunque segno esse siano. E in effetti io le tollero, anzi no, le accolgo di buon grado, mi rifiuto di bannare chicchessia, nella certezza di non avere alcuna supremazia di pensiero da salvaguardare. Ed è qui che l’anti-troll sbotta, e parte a caccia dei simili, invocando repressione e censura. L’unione fa la forza, e moltiplica l’intolleranza: “Angelini, fatti furbo, blocca l’IP di questo! Angelini, sii duro, blocca l’IP di quello!”. Ma io niente, impassibile come un Buddha di Banyiam sotto i colpi dei talebani. Prevenzione? Impossibile: perché l’anti-troll non è la ragazzina smanettona della vulgata: fra i miei, posso annoverare stalinisti bolognesi in tuta mimetica, esponenti delle terribili Brigate Ždanov, persino la nota prefica Girolamo. La difesa? Il consiglio migliore è quello della nonna: don’t feed the anti-troll, non nutrirlo, non rispondere, rendilo trasparente. L’anti-troll chiede attenzione, con maggiore o minore intensità a seconda della patologia (perché in moltissimi casi di patologia si tratta, a volte “di gruppo”, come nel caso di certi collettivi interessati unicamente a vendere le proprie opere). Ignorare, ragazzi. E resistere… Viva la libertà. Abbasso la censura. Fanculo agli/alle intolleranti.
 
[CALCO sul sg articolo di Loredana Lipperini:
In sette anni di blog sono stata invitata a spararmi un colpo in testa e ad andare in palestra perché ho il culo sceso. Le mie fotografie sono state ritoccate a colpi di Photoshop facendo sì che la mia testa troneggiasse sopra il corpo di una pornopoliziotta, di una madre badessa, di una scrittrice nuda, di una punk con elemento fallico tra le braccia. Sono stata definita vecchia, bigotta, incapace, sciatta, mafiosa, isterica. E, soprattutto, censuratrice del libero pensiero. È la dura legge dei troll, cui nessuno sfugge, e le blogger ancora meno: perché chi interviene su un blog per interrompere la conversazione allo scopo di portare il discorso su se stesso e su quel che pensa e scrive (questo fa un troll) nutre la curiosa convinzione che una donna non potrà respingerlo, ma dovrà tollerarne pazientemente le intemperanze. In effetti, per un po’ tollero: ma al decimo richiamo pubblico e alla quarta mail privata, metto in moderazione per salvaguardia del dibattito che si sta svolgendo. Ed è qui che il troll sbotta, e parte in caccia dei simili sottoposti allo stesso trattamento (su altri blog o su Facebook): l’unione fa la forza, e moltiplica l’insulto. Prevenzione? Impossibile: perché il troll non è il ragazzino smanettone della vulgata: fra i miei, posso annoverare scrittori e uffici stampa di trasmissioni tv. La difesa? Il consiglio migliore è quello della nonna: don’t feed the troll, non nutrirlo, non rispondere, rendilo trasparente. A dire il vero, c’è stato un giorno in cui stavo per denunciarne due fra i più affezionati, dopo che un’amica giurista, esaminando con orrore la documentazione, mi aveva consigliato di farlo. Sono arrivata sulla porta della stazione di polizia. Sono tornata indietro. I troll chiedono attenzione, con maggiore o minore intensità a seconda della patologia (perché in moltissimi casi di patologia si tratta, e non di complotto organizzato). Denunciarli sarebbe dargliene troppa. Ignorare, ragazze. E resistere. (Loredana Lipperini scrive il blog Lipperatura)
 

 61 Risposte a “FATTI SOTTO ANTI-TROLL!!!”

  1. fabio painnet blade Dice:
    18 dicembre 2011 alle 11:01   Ti seguo lucio. Io son quello che son stato messo alla porta con te (voi) e ancora mi sto domandando perchè. Mi si dice che ‘con gli ossessivi’ non si discute che sa molto di fascismo bushita con la parola ‘ossessivo’ al posto di ‘terrorista’ . ma intanto vengo trattato alla stessa maniera a prescindere che facessi parte o meno della categoria ‘tanto odiata’ , a prescindere dalla mia estraneità in un habitat che sto cercando di valutare obiettivamente solo da qualche mese. Difficile però trattenere il ribrezzo di fronte a condotte di questo tipo. Mi si dirà che ho avuto la colpa di trovarmi in mezzo al fuoco incrociato fra mozzi e angelini, con marco candida nel ruolo di esca, ma ciò non dissolve i miei dubbi
    Bhè, se questi sono i metodi di ‘giudizio’ dei sani di mente son ben felice di esser discriminato alla stregua di un ossessivo, di un troll o di un terrorista. solidarizzo fpb
  2. Lucio Angelini Dice:
    18 dicembre 2011 alle 11:51   Caro Fabio, un conto sono i troll veri e propri (provocatori/disturbatori alla cazzo di cane e perditempo), un conto coloro che vengono censurati come ‘troll’ solo perché non si inchinano al Sublime Pensiero del titolare di un blog. C’è una bella differenza. Purtroppo la censuratrice accanita a cui in questo post ho ***rifatto il verso*** perde ogni aplomb ogni volta che non si è in linea con il suo pensiero o con quello dei suoi adoratori di prima fascia, salvo poi dichiarare pubblicamente (ma SENZA ammettere REPLICHE) di essere perseguitata dai troll. In realtà la REGINA dei troll è proprio lei:http://lapeperini.wordpress.com/2011/11/14/loredana-lipperini-regina-dei-troll/
  3. paolo f Dice:
    18 dicembre 2011 alle 11:56  Alcune osservazioni.
    – Oggi il termine blogstar denota qualcosa che non esiste più, perché le vere blogstar avevano in’identità quando i blog erano in auge, mentre ora che i blog sono decaduti – in termini di lettori e di appeal – si sono ridotte a superstiti in cerca dell’identità perduta.
    – Nell’Italietta che conosciamo, in specie quella “delle lettere”, fatalmente i dibattiti in rete si liquefanno in una fuffa sbrodolante che incide zero sulla coscienza civico-culturale, o su qualsiasi altro aspetto che possa interessarci.
    – A questo non sfugge nessuno degli attori a cui ti riferisci: finiscono tutti nella melma e diventano parte dell’ecosistema. Gli stessi commentari sono luoghi infrequentabili: basti l’esempio di nazione indiana. La nazione Indiana delle origini era una vera iniziativa con un progetto e un’identità; ma da quando i veri scrittori e intellettuali se ne sono andati, mettere un piede là dentro significa sporcarselo come quando si cammina in città senza guardare per terra.
    – Altro discorso vale per un sito come carmilla: lì si mandano i proclami a senso unico, senza contraddittorio, nel solco della tradizione vetero-comunista; che tutto sommato mi sembra una scelta più autentica e coerente.
  4. Lucio Angelini Dice:
    18 dicembre 2011 alle 12:19   Be’, le blogstar saranno anche decadute, ma alcune di loro sono ancora convinte di essere nel pieno fulgore come Gloria Swanson in Sunset Boulevard:-)
  5. paolo f Dice:
    18 dicembre 2011 alle 18:23   A proposito di Sunset Boulevard: l’ho rivisto recentemente, dopo almeno un trentennio, e son rimasto impressionato dalla grandezza del capolavoro. Un film inquietante e attualissimo, a cominciare dall’incipit con le esequie della scimmia defunta (che già sembra preconizzare la fine di tutto): pare di leggere – appunto – certe situazioni di oggi.
  6. fabio painnet blade Dice:
    19 dicembre 2011 alle 08:11   ok, ok. Grazie mille per le delucidazioni. Però vediamo di ricapitolare, perchè ciò che si scorge sotto il sofà non è la solita ciabatta impolverata, ma che il ceruleo piede di un cadavere. ..E dal puzzo parrebbe pure in av st di decomposiz.
    Riprendiamo però dal fattaccio: In una tale osteria due avventori, vengono messi alla porta per disturbo alla quiete pubblica. Uno, è un noto alcoolista dedito a fa caciara nelle bettole dei dintorni, l’altro è un povero cristo di passaggio che chiedeva al vecchio avvinazzato poche informazioni, tanto per capire meglio che aria tirasse in quelle contrade o di quale annata fosse il rosato che gli era stato portato al bancone. ..
    …Aveva già notato la scialacquatura di piatti che il locandiere spacciava per fine borgogna, però, data la fama della locanda, pensò ad una distrazione dell’esercente e provò a domandarne il motivo, così come conviene a qualunque buontempone incapace di cogliere al volo le intenzioni, non sempre nobili, di chi gli sta davanti e vuol vendergli qualcosa. Il vecchio beone, che la sapeva lunga, gli sibilò qualche dritta sulla consuetudine di quel luogo di faine e malfattori, ma per quanto era fesso non riuscì a convincerlo ed allora lo mandò direttamente dal titolare con la richiesta di farsi mostrare il rovere che avrebbe dovuto contenere la sopraffina bevanda di cui si faceva gran consumo in tutta l’osteria. A quel punto, richiamato dal baccano del vecchio, di botto l’ambiente si ammutolì e tutti si voltarono nella direzione del forestiero e del locandiere….
    Il resto è noto, ma la domanda è la seguente:
    Come si comportarono le persone che assistettero al diverbio? cosa dissero al locandiere?
    Rimasero tutti in silenzio a farsi i fatti loro o pretesero ragionevoli spiegazioni per i sospetti mossi dai due ? Gli chiesero a loro volta di aver accesso alle rinomate cantine? …
  7. iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 08:38   Che dire? Ci sono parecchi lit-blog, o sedicenti tali, che per la censura orwelliana che operano oramai non considero neanche più. Un paio li hai citati già nel tuo bel post, Lucio. Capita che passi a vedere che hanno propagandato una volta a settimana, se ne ho voglia, ma neanche. Di tantissime cose me ne infischio altamente oramai. Non è possibile pensare di censurare chi adopera il Libero Pensiero ed io da sempre non mi sono mai schierato, perché schierarsi porta al fanatismo quando non a un fondamentalismo pseudo-culturale. Essere liberi significa poter dire che un libro dei Nessuno è una schifezza, e non per questo venire minacciato con mezzi a dir poco terrerostici… e questo, casomai ce ne fosse bisogno, posso provarlo coi fatti, tutti documentati e archiviati. Nel momento in cui ho detto che alcuni lavori dei Nessuno sono schifezze non pubblicabili, l’attacco è subito arrivato, da certi Nessuno che s’illudevano di poter essere anonimi. Si sono inventati l’impossibile per appiccicarmi addosso l’etichetta di troll, quando i troll erano loro che agivano in maniera più che mai disonesta con attacchi personali e minacce. Si spacciavano per un certo Melloni, minacciando di farmi chiudere il blog, etc. etc. Ne hanno fatte di cotte e di crude credendosi onnipotenti, e tutto questo perché il Libero Pensiero a loro non piace, non quando applicato su di loro. Queste cose ovviamente, un tempo, ho cercato di portarle sul blog della Donzella che si crede una blogstar: il risultato è stato che in meno di un minuto il mio commento è stato censurato, perché i Nessuno sono per lei ‘intoccabili e di piu’”. Non che Mozzi sia migliore, tutt’altro: anche lui applica la più bieca censura. Su ogni blog c’è dello spam, ma una cosa è lo spam, tutt’altra cosa è chi interviene firmandosi e non con un nickname per dire la propria opinione. A Mozzi le opinioni che non sono in linea con il suo pensiero non piacciono, ed allora applica la censura: anche lui si crede chissà chi. E anche lui, nonostante più volte gli abbia fatto presente gentilmente, di togliere commenti che riportavano in toto miei brani o poesie postati nel box commenti del suo blog, lui no, non ha agito: ha lasciato che troll anonimi, forse suoi amici, prendessero senza autorizzazione dal mio blog e mettessero sul blog di Mozzi, affinché poi i troll potessero divertirsi. Complimenti a Mozzi, personaggio davvero squisito e parzialissimo. Comunque non mi va di farla tanto lunga… certi personaggi meglio non cagarli manco di striscio: non meritano attenzione, perché se gliene dai fai il loro sporco gioco e aumenti la loro visibilità, ed è proprio questo che vogliono.
  8. Lucio Angelini Dice:
    19 dicembre 2011 alle 08:49   @fabio. scusa, io sarei il noto alcolista? a’n vedi questo:-)
  9. Lucio Angelini Dice:
    19 dicembre 2011 alle 08:51  @Kinglear. “togliere commenti che riportavano in toto miei brani o poesie postati nel box commenti del suo blog, lui no, non ha agito”. nemmeno io tolgo commenti su richiesta, però. se mai accetto i controcommenti.
  10. iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 09:13  D’accordo. Ma quelli non erano commenti. I troll prendevano a piene mani dal mio blog e postavano i miei scritti, senza la mia autorizzazione, sul blog di Mozzi. E poi giocavano a prendermi per il sedere, senza che io potessi replicare. A casa mia una cosa del genere si chiama rubare e Mozzi è stato correo di questi troll, perché li ha foraggiati con il suo silenzio, lasciando che i troll postassero in luogo di commento i miei lavori e cosa ancor peggiore che mi prendessero per i fondelli. E lui che ha fatto? E’ stato zitto. Si sarà divertito immagino, almeno lo spero per lui che un pochettino si sia divertito, altrimenti non so: di certo non ha fatto una bella figura. Non è stato un signore. Si è messo sullo stesso piano dei troll e peggio ancora. Non ci vuole molto a capire chi erano questi troll, che Mozzi non ha pensato di rintuzzare nemmeno con uno sbadiglio. Ti lascio indovinare.
  11. Lucio Angelini Dice:
    19 dicembre 2011 alle 09:16  @giuseppe. dissento in toto. libertà di citazione. diritto al controcommento. altrimenti dovremmo cantare con Mia Martini: “Sai, la gente è pazza, prima ride e poi s’incazza… “. non vedo perché giulio avrebbe dovuto prendere le tue difese. ti difendi abbastanza da solo, mi pare. no?
  12. iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 10:46  Problema è che non ho potuto difendermi, né io avevo autorizzato i troll a postare i miei lavori su quel blog, dove, detto papale papale, non ci tengo proprio ad apparire, in nessuna veste. Tu pensa se io venissi sul tuo blog, rubassi un tuo post e lo ribaltassi da me invitando poi i commentatori a prenderti per i fondelli o comunque lasciandoli liberi di screditarti e insultarti, senza lasciare a te la possibilità di ribattere e senza attribuire la paternità dello scritto da me rubato a te. Rispondimi solo se ti piacerebbe: sì o no?
  13. iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 10:47  I troll sai chi erano? Li conosci molto molto bene, ed è stato questo il motivo precipuo per cui Mozzi li ha lasciati liberi di fare e dire adoperandosi contro di me.
  14. Lucio Angelini Dice:
    19 dicembre 2011 alle 10:50  @giuseppe. riconosco loro lo stesso diritto di commentare che ESIGO per me.
  15. iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 11:25  In pratica sei d’accordo che se io – non lo farò né con te né con altri, va da sé – ti rubassi un post, o più post, senza attribuirti la paternità dei medesimi, e li postassi da me senza lasciarti la possibilità di ribattere ma lasciando liberi di commentare i miei amici, i tuoi nemici, nonché i troll per dire peste e corna di te, tu non batteresti ciglio.
  16. fabio painnet blade Dice:
    19 dicembre 2011 alle 12:45   L’ubriacone è i n fondo lo stereotipo romantico dello sboccacciato grillo di collodiana memoria, il fesso invece è sempre fesso. Questo lo devi riconoscere dear lucio. tuttavia anche quel fesso si maschera dietro la folla di fessi come lui ed è a questi che mi sto in realtà rivolgendo, non tanto alle primedonne. Se tu mi reggi la parte vorrei però concludere la mia storiella e dunque rispondi alla domanda, se ti viene qualcosa in mente, perché non è con la retorica che vorrei firmare il mio intervento.
    Al Iannozzi consiglierei invece di non prendersela tanto per gli ssfottò, molte volte giocano contro chi li fa e poi possono anche aiutare a non prendersi troppo sul serio che, dato l’argomento trattato, non mi sembra poi un’esortazione da buttar via.
    Comunque, tu come cliente di quella tal locanda, nel dubbio di esser truffato, come ti comporteresti?
    Riguardo agli pseudonimi, personalmente ne faccio un uso propagandistico perchè tengo molto a quell’autore e a quell’opera magnifica della quale mi piacerebbe tutti potessero ricordarsi, specie in tempi come questi. Il mio nome invece non val una cicca e per questo che non so che farci, nè ho difficoltà a rivelarlo. mi chimo atzori , tanto piacere, volendo si può far ironia anche su quello. Spalle larghe Iannozzi, vedrai che qualcuno si fa più male di te!!!!
  17. Lucio Angelini Dice:
    19 dicembre 2011 alle 14:22   @Giuseppe. Il furto di post altrui e/o l’attribuzione degli stessi ad altri che l’autore è un reato perseguibile secondo la legge ordinaria sul plagio, credo. bisogna vedere caso per caso se vale la pena impiantarci sopra un caso giudiziario, tipo l’autrice che sta facendo causa a Tiziano Scarpa per ‘Stabat Mater’.@fabio. avrai capito che sono solito protestare a oltranza quando subisco un abuso, non tanto perché tenga in modo particolare alla benevolenza di questo o quel personaggio (ho più volte letto la balla dello “sfan” che in realtà sarebbe un fan, tipo l’odio come altra faccia dell’amore), ma perché non sopporto ipocrisia e trombonismo.*-°
  18. Iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 18:18   Chiaramente non sono d’accordo. Magari un giorno di questi rubo a Mozzi un suo post e faccio quello che lui ha lasciato che si facesse a me, tanto più che mi pare che qualcuno qui giustifichi questi comportamenti come non prendersi troppo sul serio. Vediamo se Mozzi reagisce o no! Reagisce eccome, con una bomba. Ma mi hai convinto. Adesso rubo un post a Mozzi e ci divertiamo e se parla, se ci prova, lo mando da te, Lucio caro.Non parlo del caso S.M. Ci sono dei post appositi, c’è che un caso giudiziario aperto.
  19. Lucio Angelini Dice:
    19 dicembre 2011 alle 18:27   @giuseppe. ti sconsiglio vivamente di metterti dalla parte del torto. ti spiace, invece, citarmi il link ove io possa verificare il furto dei tuoi scritti? (così mi rendo conto di testo e contesto e posso capire meglio ciò che sostieni sia avvenuto).
  20. paolo f Dice:
    19 dicembre 2011 alle 19:17  Se il luogo del “misfatto” era il vecchio vibrisse, quella sorta di blog collettivo che sembrava avere un progetto, ho l’impressione che gli archivi non esistano più. Ripensando a quei tempi, ricordo un episodio. Un giorno, Mozzi propaganda in gran pompa la nascita di una rivista in rete (ovviamente abortita), “fatta da sole donne, per sole donne”: si chiama “I dialoghi della varechina”. Dopo aver letto l’elenco delle partecipanti al numero zero, Iannozzi commenta qualcosa del tipo: “Ah, beh, come prevedevo sono sempre i soliti nomi…”, e a quel punto Mozzi perde le staffe e il suo proverbiale aplomb, recriminando contro il perenne ateggiamento distruttivo iannozziano. Oggi, di fronte all’inconsistenza di quella discussione, viene quasi da sorridere…
  21. Iannozzi Giuseppe Dice:
    19 dicembre 2011 alle 19:59   Esatto, gli archivi non esistono più, come ha ben evidenziato Paolo.Comunque non lo prendo il post a Mozzi, ma non per non mettermi dalla parte del torto, ma perché non intendo fargli pubblicità, neanche in maniera trasversale.

    Lasciamo poi perdere la censura a dir poco orwelliana… no, diciamo le cose come stanno: la censura fascista applicata su Vibrisse e non solo è qualcosa di a dir poco raccapricciante, fa cadere le palle anche agli stoici più duri… per cui meglio non leggere certi blog.

    Paolo: non dissi niente di grave, solo “i soliti nomi”. E per questo uno dovrebbe perdere le staffe e squinzagliare i troll? Non credo che questo gioverà mai all’immagine di M. né dei troll che oramai tutti sanno chi sono e di che cosa sono capaci pur di rosicare un misero angolino di pubblicità.

  22. paolo f Dice:
    19 dicembre 2011 alle 21:48   Mah, mi sembra che a volte (o spesso) non è la “figura di riferimento” a sguinzagliare i troll, ma sono i troll a muoversi da soli, con grande zelo e tempestività, convinti di compiacere la loro guida.Su questo punto, poiché i troll li ho visti in azione, posso dire (mia opinione) che Lucio Angelini non fa parte di questi. Lui, più che altro, ha fatto il verso ai troll, facendone casomai una parodia. Quelli che l’hanno attaccato e bastonato (nei commentari) si dividono quindi in due famiglie:
    – coloro che si sentivano toccati dai suoi interventi, e quindi reagivano male perché privi di senso dell’umorismo e di autoironia (quelli che si prendono sul serio senza se e senza ma)
    – quelli che, surclassati dal suo folleggiare e serviili nei confronti del microsistema in cui nuotavano, lo attaccavano in maniera pesante e sleale (ricordo un episodio proprio in vibrisse, in cui una nota troll – ancora attiva – lo accusò di cose false, ferendolo sul serio; della serie: “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”).

    Sapete che effetto mi fanno quelli che “bannano” Lucio Angelini? Mi fanno pietà, perché danno l’impressione di vivere in una bolla d’aria e credere che sia il mondo vero.

  23. fabio painnet blade Dice:
    20 dicembre 2011 alle 07:52   @paolo
    molto attuale quella dei cortigiani compiacenti che si sguinzagliano da soli.@Iannozzi G.
    Giuseppe io non giustifico nulla! dico solo che sei furente, troppo arrabbiato, tanto alterato da confondere la mia solidarietà per provocazione.
    In realtà credo – come il Lucio . che bisogna reagire duramente,
    NON IGNORARE. Ma per farlo ci vuole una certa freddezza. Capisci che voglio dire? Non illuderti che il silenzio serva a qualcosa, se una botta è ben data fa male a chiuque. prendi il povero Pasolini, quanto parlava… Non sembra però che i suoi assassini politici gradissero tanta pubblicità. Io direi che ogniqualvolta la censura viene praticata fa più male a sè ed al contempo ti fornisce la garanzia di essere nel giusto e che le critiche avessero una loro ragion d’essere, quindi che fossero ben soppesate, taglienti e fastidiose (per chi è nel torto). Questa funzione è preziosa perchè fornisce una cartina tornasole sulla bontà e sull’effetto della denuncia. L’ultima censua di GM , FINO A PROVA CONTRARIA sta diimostrando proprio quanto avesse torto nel discorso su Candida ed io che ci son capito in mezzo del tutto ignaro, ora posso avere un orientamento più preciso sull’intera faccenda. Ma senza l’Angelini starei ancora qui a farmi domande stupide o a spedire lavori a certi indirizzi. Spero di essermi spiegato, stavolta.
  24. iannozzi Giuseppe Dice:
    20 dicembre 2011 alle 08:36   @ FABIOCaro Fabio, oramai è acqua passata, certo è che certi blog non li seguo più e se sì, una volta a settimana con distrazione calcolata, e nemmeno. Non ho voglia di perder il mio tempo prezioso dietro chi applica la censura. Penso che la censura sia un metodo fascista, solo questo. Io non ho lasciato passare da me solo alcuni commenti di chiara matrice razzista, tutti gli altri, anche insulti a me rivolti, li lascio passare, questo perché non sono un censore.
    E’ acqua passata, ma puntualizzo che non dimentico, per cui verso Mozzi e altri, sotto il profilo umano sociale, non nutro proprio alcuna fiducia o stima. Poi mi puo’ anche piacere un romanzo scritto da M. o dai Nessuno, o dai compagnetti dei Nessuno: ma per poterli considerare li devo considerare vestendo i panni del critico.
    I tempi sono cambiati e la rete deforma le informazioni e la pubblicità molto più di ieri, per cui non val la pena far pubblicità, anche se negativa… La cosa migliore è di non dare visibilità a certa gente, perché certa gente vuole la pubblicità, positiva o negativa che sia, per credersi primadonna, centro dell’universo, etc. etc. Io la penso così.

    ciao

  25. paolo f Dice:
    20 dicembre 2011 alle 10:49   Rettifico: l’episodio in cui la nota troll calunniò Angelini avvenne non in vibrisse, ma in (quel letamaio di) nazione indiana.
  26. Lucio Angelini Dice:
    20 dicembre 2011 alle 11:45   @paolo. non ne ho nessun ricordo. puoi rinfrescarmi (anche in pvt)?
  27. paolo f Dice:
    20 dicembre 2011 alle 12:28   modificahttp://www.nazioneindiana.com/2006/11/20/vibrisselibri-la-carta-non-e-tutto-ma-aiuta/
  28. paolo f Dice:
    20 dicembre 2011 alle 13:20   In realtà l’episodio a cui mi riferisco non mi sembra in questo thread, ma in un altro collegato (essendo passato un lustro, è difficile ricordare).
  29. Lucio Angelini Dice:
    20 dicembre 2011 alle 13:22   Dio, che tenerezza… the way we were. Mi sono commosso leggendo le parole in mia difesa di Mariastrofa, che poverina non c’è più. Come la rimpiango. Grazie anche a te, Bart, e i pochi altri che mi sostennero nell’ora del vituperio.P.S. Però, che orrenda megera quella Georgia. E che orrendo megero anche Franz Crespicapelli, a rileggerlo. Non potevano prevedere che dal mio ‘personale tornaconto’ in Vibrisselibri alla fine mi sarei auto-licenziato per stanchezza… *-°
  30. paolo f Dice:
    20 dicembre 2011 alle 13:36   Infatti: quanta malevolenza, quanto livore, quanto nulla…
    E Maria Strofa era veramente un grande, uno dei migliori.
  31. fabio painnet blade Dice:
    20 dicembre 2011 alle 17:44   Come detto non pratico la rete, perciò le mie parole possono apparire (oppure lo sono) sciocche rispetto a logiche e pensieri trattati da vecchi volponi (esperti dell’ambiente). Però certi fatti mi lasciano sempre perplesso. leggevo il riferimento linkato di paolo f, quasi un amarcord su accadimenti trascorsi.
    La mia considerazione è quindi la seguente. Com’è possibile che un organismo prolifico come un fiume (di idee, buoni propositi e, perchè no, di freschi talenti), e formato da persone capaci e competenti che possono creare e portare a termine un progetto ambizioso, vada a frammentarsi in tanti piccoli rivoli, buoni al massimo per l’intrattenimento o per qualche rimpatriata nostalgica? Possibile che l’unione che dovrebbe fare la FORZA, una volta digitalizzata, perda completamente quelle caratterisitiche autentiche’ che in potenzialità, cioè entro l’architettura di un’idea solida , potrebbero altresì completarsi in un progetto maturo? In altri termini perchè un gruppo dotato delle necessarie potenzialità intellettuali non riesce a organizzare e dare corpo ad una creatura propria (anche un movimento d’opinione), con l’ambizione di lasciare un segno tangibile nella società del mondo reale?. Possibile che tutto ciò possa così facilmente andare perduto? Da cosa deriva l’attuale acredine fra personaggi un tempo vicini e solidali fra loro? Perché un esperienza ‘forte’ , com’è stata quella di NI, oggi sembra finita al macero? E’ possibile avere una risposta ben articolata al posto delle due solite e facili battute di spirito?
    se ho scritto stronzate me ne scuso. fpb
  32. paolo f Dice:
    20 dicembre 2011 alle 19:19  La prima osservazione che mi viene da fare (premessa di un ragionamento senz’altro complesso) è che l’esperienza “forte” di NI risale ai primi anni, quando – se non sbaglio – tra i fondatori/animatori c’erano Carla Benedetti, Antonio Moresco, Tiziano Scarpa, Sergio Garufi e qualche altro personaggio di peso. Poi, con la scissione seguita alla polemica sulla “Restaurazione” innescata da Moresco (che diede luogo al sito Il primo Amore, gestito rigorosamente senza commenti), in NI sono rimaste sostanzialmente le scorie, che han fatto ciò che han potuto.
  33. fabio painnet blade Dice:
    21 dicembre 2011 alle 10:57  sì, la cronostoria è nota. Chiedevo semplicemente una visione più prospettica sulle cause, chessò, magari un accenno di autocritica, Possibile che non esista un’idea critica? una sorta di costruzione onesta sulle dinamiche, sul meccanismo che ha determinato le lacerazioni.Un cattiveria su vibrisse: leggevo oggi di un tale che si lamentava d’esser l’unico a leggere il romanzo a puntate. Chi glielo va a spiegare che difficilmente si rimette piede da dove si viene sbattuti
    fuori? Il discorso naturalmente è generale. Personalmente vorrei intervenire, ma se poi l’angelini ne combina una delle sue, rischio seriamente di prendermi un’altra passata di calci in culo e siccome vorrei evitare…però guardo dalla vetrina come un cane randagio,.
  34. Lucio Angelini Dice:
    21 dicembre 2011 alle 14:02   http://it.wikipedia.org/wiki/Nazione_Indianasegui i link segnalati in basso*-°
  35. Lucio Angelini Dice:
    21 dicembre 2011 alle 14:03   > “ma se poi l’angelini ne combina una delle sue”Fabio, ma che stai a ‘ddi? Sono gli altri che ne combinano a me. Io sempre rispettosissimo fui…
  36. paolo f Dice:
    21 dicembre 2011 alle 17:29   Questo “rivoltare la frittata” di Angelini è irresistibile: mi ci riconosco soprattutto nella mia vita professionale, dove spesso mi trovavo alle prese con persone che volevano il mio scalpo, e il “rivoltamento di frittata” era il mio pezzo forte *-°@fabio: forse non ho capito bene: vuoi dire che su vibrisse ti è inibito commentare? Cioè sei stato bloccato?
  37. fabio painnet blade Dice:
    21 dicembre 2011 alle 22:52  E’ così che mi sono imbattuto nell’Angelini. Hai presente la storiella
    dell’avvinazzato e del gran fesso? la trovi pochi post più su, in fondo a sinistra non c’è da sbagliare.
    Uno sarebbe il lucio e l’altro il sottoscritto. Se ti leggi la sequenza degli interventi dell’articolo… (mò non mi sovviene il thread) su vibrisse, puoi giudicare da solo se era il caso o meno di chiudere i commenti in quella maniera Fino a quel momento non riuscivo a capire bene come fossero messe le cose, e perchè questo tal Marco Candida se la prendesse tanto con l’Angelini che sollevava dubbi – tutto sommato – leciti. Si, lo faceva da gran villano, siamo d’accordo, però si dà il caso là in mezzo vi fossi anch’io, e che peraltro tenessi un contegno misurato rispetto agli altri , per non esasperare il clima più di quanto non facesse il nostro amico ‘Semprerispettosissimofui’. Per farla breve, posso dirti che stavo là, più che altro per realizzare meglio come funzionasse questa faccenda della promozione di un testo inedito in rete. Poi, la reazione scomposta del portinaio-padrone, cioè dell’oste, mi ha schiarito un pò le idee. E su un bel mucchio di cose,.. . Io aspetto ancora le scuse, sia ben chiaro, ma mi sa che l’attesa sia destinata a durare a lungo.
  38. paolo f Dice:
    21 dicembre 2011 alle 23:51   Dunque il padrone di casa ha semplicemente chiuso i commenti di quel post, non ti ha inibito i commenti nel blog. Probabilmente riteneva che proseguire la discussione non avrebbe portato a nulla.
    Teniamo conto che sull’argomento c’era stata una querelle pregressa, quindi è normale che il clima fosse teso. Non ne farei una questione importante, considerata l’inconsistenza dell’oggetto: una raccolta di racconti finanziata con soldi pubblici, di cui nessuno sa nulla.
  39. paolo f Dice:
    22 dicembre 2011 alle 01:07   Lucio, casualmente sono capitato nel post in cui Giulio Mozzi pubblica la prima puntata di quello strano romanzo dove (a quanto dicono) non si capisce niente. Nel commentario (a parte la gustosissima commedia degli equivoci con Sergio Garufi, che purtroppo è caduto nella trappola) c’è quel Marco Candida che afferma:
    se mozzi dice che sei bravo sei bravo non ci sono storie“.Poi, in risposta a una puntura di Garufi, aggiunge:
    “Insomma, certamente l’affermazione ‘se mozzi dice che uno è bravo è bravo’ non può essere vera, ma in questi anni, Garufi, Mozzi ha dimostrato di essere bravo a fare quello che fa. Tra l’altro qualche sera fa (scusa se bisticcio) su Rai Uno (alle tre di notte circa) durante un documentario (roba registrata, dunque; non in diretta) Andrea Cortellessa ha speso parole di grandissimo elogio nei riguardi di Giulio come talet-scout dicendo, lo ricordo bene, che Indicativo Presente (Sironi Editore) è la migliore collana degli ultimi tempi etc.”

    Lucio, sono allibito: ma questo ci è o ci fa?

  40. Lucio Angelini Dice:
    22 dicembre 2011 alle 01:49   Marco adora definirsi bravo, sia in forma esplicita, sia in forma implicita, per esempio con la frase “se mozzi dice che sei bravo sei bravo non ci sono storie“, visto che fu proprio Giulio Mozzi a sverginarlo come autore in Sironi*-°
  41. iannozzi Giuseppe Dice:
    22 dicembre 2011 alle 08:30   Le mafiette editoriali. ;-) Per quanto riguarda Marco sverginato in Sironi da Mozzi. Con un libro a dir poco penoso, tra i più schifosi mai letti. Fortuna che non c’è più in Sironi Mozzi, e difatti la qualità dei libri pubblicati è migliore, decisamente.
  42. paolo f Dice:
    22 dicembre 2011 alle 09:31   Appunto perché fu Giulio Mozzi a sverginarlo, mi domando come faccia il ragazzo a spararle così, senza il minimo senso del ridicolo.
    Così come, senza il minimo senso del ridicolo, si è dato il titolo “Best ecc.” a quella raccolta; e si è pure avuto il coraggio di pubblicizzarla.
    In più, detto in via puramente incidentale: uno che sente il bisogno di specificare, per un documentario andato in onda alle tre di notte, che è “roba registrata, dunque; non in diretta“, difficilmente può definirsi uno scrittore, e tanto meno “bravo”.
  43. fabio painnet blade Dice:
    22 dicembre 2011 alle 10:19   O @Paolo, ma ti sembra ne abbia fatto una questione importante?
    E’ da quel dì che ce la ridiamo con quel furfante di Angelini.E’ certo che quel Candida se la tira sui piedi da solo, ma è davvero
    poco angelico l’Angelini nei suoi confronti. Hai presente quando nel bel mezzo della discussione (fra me e il Candida) ne esce con quel velenosissimo. ” fabio, qui Marco parla di sè”. Se l’altro fosse stato d’accordo ne sarebbe uscito un pezzo da cabaret memorabile.
    Quando ho letto il post dell’intervista ho cominciato a ridere, ma a ridere talmente di gusto che a momenti mi cavavo un occhio sui due bei cornini affilati (del ‘lucio-ifero’) che venivano fuori dal monitor..
  44. Marco Candida Dice:
    22 dicembre 2011 alle 10:58  Guardate che le leggo le cose che scrivete. Non vi passi nemmeno per un istante nella testa che non sappia le cose che fate e che in qualsiasi modo le approvi. Non mi piacete. Nemmeno un po’.
  45. Lucio Angelini Dice:
    22 dicembre 2011 alle 11:38   oddio. ci ha scoperti. e adesso che facciamo? ve l’avevo detto che era meglio darci convegno all’alba dietro la cripta dei cappuccini… mettete che Marco vada a fare la spia dal Maestro, che ne sarà di noi? non oso pensarci. pazienza per me e ferrucci, che ormai siamo avanti con gli anni, ma il povero blade? bruciato così su due piedi, prima ancora di aver mandato un solo dattiloscritto a einaudistilelibero? sono davvero desolato per lui *-°
  46. Lucio Angelini Dice:
    22 dicembre 2011 alle 11:41  @marco. te lo giuro sul tuo onore. io sempre rispettosissimo fui…
  47. fabio painnet blade Dice:
    22 dicembre 2011 alle 17:45   @Marco, possibile che ci provi gusto a spararti sulle palle a quel modo?
    Ma mi spieghi cosa significa quel ‘non mi piacete’? Ti pare che freghi a qualcuno di piacere a te? Qui, si parla per ridere, ma si sottende anche qualcosa di serio, perciò dopo averci fatto sbellicare ora fatti avanti, sputa il rospo una volta per tutte, dì qualcosa di serio!, perdindirindina@ Lucio-ifero.
    Non è qui che ho letto : ‘perdete ogni speranza, voi che entrate…’ ?
  48. paolo f Dice:
    22 dicembre 2011 alle 19:53  Sì, Lucio, sono un po’ avanti con gli anni (meno di Mozzi, però): ma si dà il caso che abbia appena deciso — non scherzo — che scriverò 40 (quaranta) romanzi nei prossimi dieci anni. Questo significa 4 romanzi all’anno, pari a uno al trimestre. Ho già pronti i titoli – strepitosi – di tutti i 40, resta solo da scriverne il contenuto: dopo le feste mi metterò subito al lavoro.
    Quindi, in effetti, un po’ di carriera la sto mettendo a rischio… e tutto questo per te.
  49. Lucio Angelini Dice:
    22 dicembre 2011 alle 20:54   @paolo. come dice il proverbio, “chi ha già il titolo, è a metà dell’opera”.@marco. dai, scialla (stai sereno). ti auguro ogni bene.

    @ fabio. avrai capito che, sotto sotto, sono un “toco de pan”. auguri anche a te*-°

  50. Iannozzi Giuseppe Dice:
    22 dicembre 2011 alle 20:58  Oddio, sono disperato, disperatissimo, ho fatto una homerata. :-D Siamo osservati. Adesso Marco – tutta colpa tua Lucio che ci avevi assicurati che qui alla luce del sole nessuno ci avrebbe comunque scoperti ;-) – spiffererà tutto all’orecchio di Yoda Gran Maestro del Consiglio Jedi, e così addio alla possibilità di pubblicare il mastodontico seguito di Guerra e Pace da me scritto e che conta 10,000 pagine, copertina esclusa, e che ovviamente ha per titolo Guerra e Pace II. ;-) Che danno, che danno, che immenso danno. Mi strappo i capelli, per la vergogna. AH AH AH
  51. paolo f Dice:
    22 dicembre 2011 alle 21:34  Capelli? Quali Capelli?
  52. J.Tevis Dice:
    22 dicembre 2011 alle 23:11   in mancanza di capelli, si strapperà gli orecchini.
  53. fabio painnet blade Dice:
    23 dicembre 2011 alle 08:06   Eheilà ragazzi. Per me è venuto il tempo di riprendere il cammino.
    @ lucio = paolo = giuseppe : grazie per lo spasso e auguri di buon Natale. Se capito di nuovo da queste parti ci facciamo un’altra bevuta eh?
  54. iannozzi Giuseppe Dice:
    23 dicembre 2011 alle 08:37   I pochissimi che mi sono rimasti, Paolo. Tu non ti rendi conto, adesso quello spiffera tutto a Yoda e chi diavolo me lo pubblica più il mio Guerra e Pace Tomo II? Be’, aspetta aspetta… forse in Sironi… tanto Mozzi l’hanno fatto fuori… per cui possibilità c’è. ;-)Comunque la linea editoriale Sironi è migliorata moltissimo dopo la dipartita di Mozzi, e questo lo dico con piena sincerità e felicità, perché finalmente ci sono libri che sono libri sul serio, come il bellissimo Pugni, svastiche, scarabei di Ned Beauman (di cui parlerò a breve), il fantastico Linea d’ombra Thomas B. Reverdy, Filosofia dell’umorismo di John Morreal (che consiglio a tutti di leggere, per capire le radici dell’umorismo), etc. etc. Un catalogo di tutto rispetto con autori spessi sul serio. Insomma, si respira un’aria nuova, molto più letteraria, di sostanza in Sironi. Niente più manie per l’alfabeto, finalmente.@ Fabio, ci siamo divertiti, abbiamo bevuto in allegria e amicizia, e abbiamo detto anche delle verità che altrimenti sarebbero rimaste nascoste. Direi che è stato un bel thread e che Lucio è stato un bravo ragazzo, un ottimo oste. ;-)

    Buone feste a Tutti, ragazzi. .

  55. azurblau Dice:
    24 dicembre 2011 alle 00:55   chi salverà il blog di maria strofa? :|
  56. Lucio Angelini Dice:
    24 dicembre 2011 alle 02:11   Speriamo ci pensi sua figlia…
  57. paolo f Dice:
    24 dicembre 2011 alle 20:22  Ricambio gli auguri di buone feste, ragazzi.
    Quanto al blog di Maria Strofa, avendo perso i riferimenti di sua figlia non so come contattarla: ho avvisato Luca Tassinari, ma forse la mail indicata nel blog la consulta di rado e non ho ancora avuto risposta. Bisognerebbe contattare la ragazza su facebook.
  58. Lucio Angelini Dice:
    24 dicembre 2011 alle 23:46   Ho provato a mandare io un messaggio a serena b. su facebook, chiedendo comunque se è effettivamente la persona che stiamo cercando. Ancora nessuna risposta. Sotto le feste non tutti sono al pc a tutte le ore:-)
  59. diait Dice:
    11 giugno 2012 alle 10:21   quel “non mi piacete neanche un po’” è un’affermazione forte….
  60. paolo f Dice:
    11 giugno 2012 alle 11:20   Infatti fu come una mazzata, una specie di fulmine a ciel sereno: ci rimasi veramente male:-/
  61. fabio painnet blade Dice:
    11 giugno 2012 alle 17:08   Io non presi sonno per tutta la notte
——————————
 
20 APRILE 2012

NUOVO DIALOGHETTO AL VELENO CON MARCO CANDIDA

Il primo “Dialoghetto al veleno con Marco Candida” è leggibile qui:

http://lucioangelini.wordpress.com/2010/01/21/dialoghetto-al-veleno-con-marco-candida/

Ieri se ne è svolto un secondo nella pagina facebook di Giulio Mozzi, che non manca mai di aggiornarci sulle gesta letterarie di uno dei migliori nuovi talenti letterari d’Europa:

http://lucioangelini.wordpress.com/2010/12/13/and-the-winner-is-marco-candida/

Dunque, nella pagina FB di Giulio Mozzi ieri era apparso il seguente comunicato:

“GIULIO MOZZI segnala che Gianfranca Cacciatore ha realizzato un micro-booktrailer di ‘Il ricordo di Daniel’  di Marco Candida [il romanzo sta uscendo a puntate su Vibrisse Bollettino, N.d.R.] .

Dopo aver visionato il trailer e ascoltato la colonna sonora, ho posto la scherzosa domanda:

“Canta Elizabeth Harris?” [= la morosa americana di Marco, nonché traduttrice di testi mozziani in anglo-americano. N.d.R.]

 Lì per lì Marco ha commentato:

“Attento!”, poi ha cancellato il commento e l’ha sostituito con il meno minaccioso:

“Sì, e dirige Vince Tempera.”

Allora gli ho ripropinato il suo precedente “Attento” appena cancellato.

A quel punto è scesa in campo Elizabeth stessa:

“Lucio: the singing is beautiful, isn’t it? I sure wish I had a voice like that.”

Mia risposta:

“A bit masculine.”

Marco Candida:

“E pensare che Claudio Angelini è uno dei miei scrittori preferiti… Dovrebbe denunciarti [sic!!!!!] perché gli infanghi il cognome solo perché sei suo omonimo!”

Lucio Angelini:

“Marco, sei proprio idiota.”

In serata, forse consigliato da Mozzi stesso, Marco ha cancellato la propria squallida battuta, e così  la mia replica adesso risulta del tutto gratuita, ma visto che Marco in precedenza mi aveva più volte minacciato di querela per diffamazione, nel frattempo l’avevo fotografata :-)

La vicenda mi ha ispirato il seguente raccontino in latino:

“Ad rivum eundem Lupus et Agnus venerant siti compulsi: superior stabat Lupus, longeque inferior Angelinus: tunc fauce improba latro incitatus jurgii causam intulit. ‘Cur’, inquit, turbulentam fecisti mihi istam bibenti [perché infanghi col tuo cognome quello di Claudio Angelini?]‘? Laniger contra timens, ‘qui possum, quaeso, facere quod quereris, Lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor’. Repulsus ille veritatis viribus, ‘ante hos sex menses male’, ait, ‘dixisti mihi’. Respondit Agnus: ‘equidem natus non eram. Pater hercle tuus, inquit, maledixit mihi’. Atque ita correptum lacerat injusta nece.
Haec popter illos scripta est homines fabula, qui fictis causis innocentes opprimunt.”

[C’era una volta un grande scrittore, Claudio Angelini, uno dei più amati dall’intenditore Marco Candida. Purtroppo ce n’era anche un altro, piccolo piccolo, Lucio Angelini, colpevole di mancata ammirazione per Marco Candida. Un giorno Marco Candida disse a Lucio: “Claudio dovrebbe denunciarti perché gli infanghi il cognome solo perché sei suo omonimo.” E Lucio gli rispose: “Marco, sei proprio idiota.”]

Lo propongo all’attenzione di FABIO PAINNET BLADE per un’analisi cinematico-deambulatoria:-)

Commenti

MARCO CANDIDA”

  1. fabio painnet blade Dice:
    20 aprile 2012 alle 07:10   “badate che vi sto osservando…e non mi piacete per niente!”memorabile. Un pezzo da antologia dell’umorismo
  2. Giulio Mozzi Dice:
    20 aprile 2012 alle 07:24   

    In serata, forse consigliato da Mozzi stesso

    Ipotesi errata.
    Che ne pensi del romanzo “Il ricordo di Daniel”, Lucio?

  3. fabio painnet blade Dice:
    20 aprile 2012 alle 07:27   Siamo ammessi anche noi o è un tenero ritrovo fra ex?
  4. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 07:31   Giulio. Mi riconosco colpevole di mancata ammirazione per Marco Candida. Come più volte espresso, lo considero il tuo peggiore abbaglio come talent-scout…
  5. Giulio Mozzi Dice:
    20 aprile 2012 alle 07:58   Ma del romanzo “Il ricordo di Daniel”, nello specifico, che cosa pensi?
    Il mio peggiore “abbaglio” come talent scout è stato rifiutare un romanzo che poi vendette un milione di copie. Ma sono ancora contento di averlo rifiutato.
  6. fabio painnet blade Dice:
    20 aprile 2012 alle 07:58   @lucio cosa vuoi che valga un commento del genere? Come lo motivi? Ti accontenti di fornire una banale risposta senza consolidare una minima attendibilità? Eppoi GM sa benissimo come la pensi. Perché questa richiesta ostentata ? Più che altro sembra un’ennesima, puerile ricerca di visibilità dato lo scarso seguito sul suo blog .@lucio, adesso ti diranno che non sei credibile perché i tuoi lavori non sono apprezzati in casa mozzi e via con la solita tititera del ‘dente avvelenato’ già replicata all’infinito. Uffa. Me ne vado al lavoro che almeno mi diverto un po’. E mi porto dietro il libro di Candida perché angelini mi sembra de ltutto prevenuto e quando valuta qualcosa con piglio serioso perde ogni lecita credibilità. Mi voglio fare un opinione personale dell’opera. Alcuni passaggi peraltro mi sono piaciuti parecchio. Però, lo facevo più scarso l’amico. A si biri crasi, piccioccus
  7. fabio painnet blade Dice:
    20 aprile 2012 alle 08:02  prima di uscire leggo l’ultimo commento di mozzi. bellissimo! della serie: ebbene sì! continuiamo a farci del male!
    Grazie ragazzi, prima di passare per Cz Lt ero di pessimo umore.
  8. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 08:14  Giulio. Scelgo a caso un campione di prosa di Marco:“Daniel vorrebbe far mettere una Tv anche lí, di modo da evitare a se stesso di addormentarsi in salotto, distruggendosi la schiena e facendogli correre il pericolo d’inciampare quando si alza come un mezzo sonnambulo per trascinarsi a letto, già in pigiama e coi denti lavati, tuttavia Sara non vuole, una televisione le basta e avanza.”Come si giustifica quel “facendogli”? *-°
  9. Giulio Mozzi Dice:
    20 aprile 2012 alle 08:34   Grazie per la segnalazione del refuso.
  10. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 08:50   Quando si fa notare qualcosa a uno scrittore o a un traduttore* la giustificazione classica è sempre il refuso. Meno male che esistono! Lucio, due cose: perché invece di fotografare lo schermo del pc non salvi direttamente la schermata della pagina?
    Conosci il detto: il chiurito di cu*o è cchiù forte du terremoto .
    e che prendiamo di mira individui che non capiscono il. tuo sense of humor
  11. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 08:54   Ehm… scusate i refusi… ;-) :-@
  12. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 08:59   Il senso dell’ultimo periodo del penoso post di prima è sia che in rete è difficile scherzare: non sempre il nostro humor è affine a quello degli interlocutori, sia che le persone si prendono maledettamente sul serio e hanno reazioni e comportamenti che nella vita reale non si sognerebbero di avere.
  13. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:08  Il mio peggiore “abbaglio” come talent scout è stato rifiutare un romanzo che poi vendette un milione di copie. Ma sono ancora contento di averlo rifiutato. Ecco, questo è uno dei casi in cui vorrei essere come Giulio Mozzi. Io, al suo posto, non mi sarei più ripreso.
  14. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:22  “In serata, forse consigliato da Mozzi… ”
    Beh, questa è la provocazione di Lucio per tirare in ballo l’amico :-)
    Di Mozzi è ammirevole la pacatezza serafica… ma si incavola ogni tanto? Dopo anni di rete e dopo infinite letture si raggiunge l’atarassia? ;-)una cosa che un po’ mi urtica e che in rete a mio avviso si amplifica: TUTTI si sentono in diritto di disquisire di letteratura (o di cinema); tutti, con competenza specifiche che nulla hanno a che fare con i campi in indagine, recensiscono, citano, hanno le risposte e le proposte in tasca…
  15. Giulio Mozzi Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:35   Pirulix, m’incavolo se ne vale la pena. In questo caso non mi pare che ne valga la pena. (Posso sbagliarmi).
    Mi pare che la competenza di Lucio sia sufficientemente certificata dal suo curriculum (e ricordiamo almeno i complimenti di Aldo Busi, un tipino non proprio facile).
  16. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:39   Che a Lucio questa cosa abbia “fatto fare la ruota come un tacchino” non mi stupisce, a dire il vero;-)
  17. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:40   Non mi riferivo assolutamente a Lucio!
    Che ritengo una delle persone più argute, colte, competenti e ironiche che ho letto in rete: per questo dà fastidio e molti hanno cercato di “farlo fuori”
  18. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:44   Lucio è Croce e delizia
  19. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:47   Lucio è cancro, vero?
  20. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:50   No, è Gemelli, purtroppo…
  21. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:54   perché purtroppo?
  22. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 09:55   Sto con una Gemelli da trent’anni e so cosa vuol dire:-/
  23. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:02   pirulix: TUTTI si sentono in diritto di disquisire di letteratura (o di cinema); tutti, con competenza specifiche che nulla hanno a che fare con i campi in indagine, recensiscono, citano, hanno le risposte e le proposte in tasca…questo è il ballo che si balla in rete – e fuori. Si può partecipare o no, al ballo, non è obbligatorio. Se lo fai, ogni tanto ti becchi un pugno in faccia o uno sputo, e scegli se restituirlo. Oppure no: come Mozzi, che sceglie di non partecipare al ballo e resta serafico aspettando che la bolla si sgonfi, e riservando la sua indignazione – forse – per cause che ritiene più urgenti/degne. Non so.Quando Parente scrive le sue smargiassate in qualche modo di espone a pugni e sputi di ritorno. Di questo va dato atto a lui e agli altri che lo fanno. Io per esempio, invece, per temperamento sono paurosa e un po’ vigliacchetta, e tendo a identificarmi nel tipo “anguilla”, che ogni tanto magari fa la sbrasata, ma poi quando si mette male batte in ritirata buttandola in caciara con una battuta.Perché TUTTI non dovrebbero dire la loro? E’ come quando intervenivo nei forum sull’infanzia, dicendo la mia su bambini, educazione, madri e figli o altro, e mi si ribatteva: tu non puoi parlare perché non sei madre. Eh, sì, ciao. Una madre ce l’ho avuta anch’io però.
  24. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:03   x paolo – ma state insieme fin da ragazzini allora!
  25. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:04   Proprio così…
  26. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:14   Gaia Conventi in FB ha commentato il link con una battuta fantastica: “Smile, you’re on candid Candida! :)”ah ah ah ah ah
  27. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:18   accidenti che complimenti quelli che ti fa Busi, lucio. Te li giro sulal parola. L’unica è rivolgersi alla Caccia al libro di Fahrenheit per procurarselo, però, mi sembra di avere capito. Ma potrebbe esserci qualche intoppo….
    sempre spiritosa Gaia.
  28. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:24  x paolo – che bravi. Sono un’appassionata di coppie che durano. Il mio modello assoluto è rappresentato dalla coppia Mel Brooks/Anne Bancroft (amore + cameratismo + umorismo).
  29. maria pia Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:26  Anguilla… Eel…
    @diait, non mi sono spiegata: se non si hanno competenze specifiche non si va certo a discettare amabilmente di astrofisica, matematica, fisica, medicina.
    La “lettere” sono terra di nessuno. Ed è una considerazione, niente a che vedere col diritto e la libertà di parola, che io rivendico per me e per chiunque.
    Sulla maternità: anche io ne discutevo quando non avevo figli ed ero solo zia (prima non me ne poteva fregar de meno).
    La maternità mi ha fatto prendere atto che essere madri non è essere figlia. Che è diverso. Almeno per me.
    Maria Pia, aka pirulix
  30. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:34  Non posso dirti quello che provi tu, come madre. Ma potrei dire quello che io penso di te come madre (se ti conoscessi), delle madri che conosco, e di quelle che vorrei conoscere. Sono competente a parlare di madri e figli anche se non sono madre. Non è questione di diritto ma di competenza, proprio. Infatti, in linea teorica, se porti un astrofisico in una classe di bambini delle elementari o delel medie, non è escluso che qualcuno di loro se ne esca con domande, riflessioni o obiezioni pertinenti. Lo dice chi – da astrofisico, filosofo o altro – ha fatto questa esperienza. Posso intervenire, quindi, come figlia, certo, e come osservatrice esterna di madri, e come ricercatrice autodidatta nel campo famiglia. Dalla mia prospettiva, cioè, che non è irrilevante. Anzi. Una cosa che osservo, da quando sono nata, è che tra l’essere madri e l’essere oneste sull’essere madri semrba esserci un conflitto di interessi.
  31. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 10:43   lucio: ma il raccontino è in latino vero? Con tutte le cose al posto giusto? Oddio mio, caspita.
  32. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:00   @diait. Il testo latino è quello di “Il lupo e l’agnello” di Fedro, sciocchina. (Il ragionamento del lupo – nella sua illogicità – è simile a quello di Candida sul mio infangare il cognome di Claudio Angelini):-) http://www.latin.it/autore/fedro/fabularum_phaedri/!01!liber_primus/!01!lupus_et_agnus.lat
  33. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:10   oddio che frana che sono. Abbattetemi. D’altronde, non ho mai finito neanche il liceo, ci sarà un perché. Ero proprio refrattaria allo studio.
  34. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:14   Naturalmente la mia traduzione in corsivo tra parentesi quadre dopo il testo latino non è letterale:-)
  35. xmarcocandidax Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:16   Be’ sì, i commenti li ho cancellati. Non mi è piaciuto che si chieda “Canta Elizabeth?”, quando a cantare è un uomo. Mi è sembrato offensivo e sono intervenuto prima scrivendo “Attento” e poi con un più conciliante e ironico (Sì, è dirige Vince Tempera”. E’ vero che ho minacciato di querela Lucio Angelini. Per telefono, per e-mail. Ho provato però anche a farmelo amico. In effetti non so più come fare. E’ difficile sedersi al computer aprire facebook e trovare insulti a bella posta, così, tanto per. Mi consolo pensando che io non sono l’unico che Angelini attacca. La Lipperini, Biondillo, Wu Ming, Giulio stesso… Angelini ha il suo pantheon, ci entra dentro e lo prende a calci. Va bene. Quello che in tutto questo continuo a non capire è perché mai Angelini lavori così tanto nella costruzione del suo personaggio e invece non usi questa forza espressiva per creare un narratore, personaggi e una storia che rappresenti qualcosa anche per gli altri. Forse perché è questa la differenza tra uno scrittore e qualcuno che scrittore non è. Uno scrittore è in grado di indossare una maschera e poi di togliersela quando va per il mondo – compreso quello virtuale. Cioè lo scrittore riesce ad essere altro da se stesso o a dominare quest’altro, a sguinzagliarlo solo nelle sue opere. A mantenere una distanza, anche perché il suo lavoro è quello di dare una rappresentazione, dire delle cose, offrire una visione un certo tema. Non è offrire semplicemente se stesso. Uno scrittore prende seriamente quello che fa, non si interessa di se stesso, se parla di se stesso lo fa per mettersi in gioco – penso ad esempio a Quentin Tarantino. Spesso c’è anche lui nei suoi film. In effetti sarebbe un po’ scorretto che un regista dirigesse degli attori facengoli interpretare la parte dei disgraziati, mascalzoni lui standosene seduto su una seggiola con un cappellino calcato sulla testa e un megafono a dire “Ciack!”. Secondo me è giusto che il regista si metta in gioco direttamente. Ed è così che ho pensato anch’io quando ho scritto i miei primi due romanzi. Se devo raccontare la storia di qualche buono a nulla, se raccontassi questa storia inventandomi personaggi finti che niente hanno a che vedere con me, significherebbe implicitamente che io non considero me stesso un buono a nulla e che ho inventato un mondo dove io sono il dio superiore. Ho pensato allora fosse molto meglio che in qualche modo fosse chiaro che anch’io c’ero coinvolto. Ecco, forse Angelini dovrebbe chiudere e basta e dedicarsi a scrivere una storia inventata. Penso che funzionerebbe.
  36. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:27  certo che darti l’amicizia su FB, lucio, è un bel rischio però! E in quello che dice Marco qui sopra – “Angelini ha il suo pantheon, ci entra dentro e lo prende a calci” – ci riconosco sia me che te. E Lars Von Trier, di cui un suo attore-feticcio dice proprio la stessa identica cosa.
  37. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:45  Condivido moltissimo di quanto ha scritto marco candida, tranne il suo giudizio su Angelini e i suoi consigli su cosa dovrebbe o non dovrebbe fare.
  38. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 11:49  Naturalmente la mia traduzione in corsivo tra parentesi quadre dopo il testo latino non è letterale:-)Hai fatto bene a dirmelo…
  39. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:10  @marcocandida. Ho apprezzato le prime sei righe (sincere) della tua risposta, un po’ meno le ultime otto.Quanto a“Quello che in tutto questo continuo a non capire è perché mai Angelini lavori così tanto nella costruzione del suo personaggio e invece non usi questa forza espressiva per creare un narratore, personaggi e una storia che rappresenti qualcosa anche per gli altri”,devo deluderti: non sto cercando di “costruire” alcun “mio personaggio”. Sono così e basta. Tutto acqua e mascarpone. E naturalmente il mio blog – con le sue narrazioni – è appunto rivolto a chi ha voglia di leggerlo.Come scrittore per ragazzi, risalgono agli anni 90 i miei primi tentativi: “Quella bruttacattiva della mamma!”, “Grande, Grosso e Giuggiolone” e via discorrendo, in cui “misi in gioco”, come dici tu, le mie esperienze di fanciullo. Non è colpa mia se Einaudi Ragazzi tarda a ri-pubblicarli. Gli editori fanno un po’ quello che vogliono. Avrei anche un romanzo nuovo di zecca e non escludo di farlo uscire prima o poi, se mi avanza un po’ di tempo tra un calcio e l’altro al mio pantheon. Ma tu cerca di non squalificarti con battute tipo quella sul mio cognome che infangherebe claudio angelini. Fai davvero brutta figura.
  40. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:26 Ovviamente non condivido che Lucio “insulti” qualcuno: che le sua ironia possa non piacere è un fatto, ma l’insulto è ben altro, imho. Poi, la frase del Pantheon in cui Lucio entra e prende a calci i suoi inquilini…ehm, elevare al rango di divinità , anche solo per costruire una bella frase d’effetto, certi soggetti che tutto hanno fuorché qualcosa di lontanamente paragonabile al divino… beh, no! C’è un limite a tutto.
  41. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:28  ma il pantheon era una metafa! E ce lo vedo Lucio piccolo, a staccare la testa a tutti i suoi Playmobil!
  42. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:38  Scriveva Gaia Conventi qui: http://www.sulromanzo.it/blog/gli-emersi-dall-inferno-on-line “Se si parla di lit-web — e noi di questo parleremo —, bisogna decidere da che parte stare. La via della notorietà non prevede patteggiamenti. Il primo caso è il più semplice e quello maggiormente seguito: avere un blog letterario che parla bene di tutti gli altri blog letterari e recensisce bonariamente qualsiasi autore abbia scritto qualunque cosa.”Forse a Marco piacerebbe che passassi a quella sponda e dicessi un gran bene di tutto e tutti, ma piuttosto mi sego la carotide:-)
  43. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:43  Una bella metafora, senza dubbio, anche divertente!
    … poi ho pensato a lippagiunone, gioveming… e m’è venuta l’orticaria!
  44. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:47  Lucio, ripeto, a mio avviso per pubblicizzare il.NISE hai fatto più. tu della Lipperini. Soprattutto con i tuoi esilaranti sfottò. In un certo senso sei dalla loro parte: se non li sfottessi si incenserebbero a vicenda, PUNTO. Visibilità e dibattito zero.
  45. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:48  Mi consolo pensando che io non sono l’unico che Angelini attacca. La Lipperini, Biondillo, Wu Ming, Giulio stesso… Angelini ha il suo pantheon, ci entra dentro e lo prende a calci.”Ammazza, che pantheon: tutti gli dèi sono lì.
  46. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 12:54  Consiglio a Marco Candida di consolarsi: c’è chi sta peggio. E gli consiglio, vista quest’esperienza, di non unirsi a una donna del segno dei Gemelli.
  47. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 13:00  @paolo. noi gemelli siamo timidi, maldestri, scanzonati…
  48. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 13:01  Appunto: questa è la vostra forza, infatti vorrei esserlo anch’io (e non dovervi subire…)
  49. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 13:06 paolo: potresti non infrangermi subito il mito della tua coppia? Gradirei che restasse sull’altarino altri cinque minuti. Punto. (Maria Pia, come vado con l’interpunzione?)
  50. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 13:11  Ok, non infrangiamo il mito (visto che siamo in tema di pantheon)
  51. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 15:09  Comunque sono un ottimo “maritino”, quindi va tutto bene:-)
  52. Felice Muolo Dice:
    20 aprile 2012 alle 17:08  Paolo, se avessi vissuto quarant’anni con una donna pesci ti lamenteresti di meno.Lucio, mi sa tanto che Marco ti ‘stimola’, in modo che si parli di lui. Infatti, quando la conversazione arriva al culmine, lui riparte dal basso con tono addolcito e sembra che ti frega.Giulio, potresti dire il titolo del romanzo che ha venduto milioni di copie? Così, per evitare che altri te ne mandino dello stesso genere.Saluti a tutti.
  53. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 18:48   @felice. in effetti il post di oggi ha già ricevuto quasi mille visite. se marco ne trarrà beneficio, ne sarò contento per lui. magari col tempo e con la paglia diventerà uno scrittore più interessante di quanto non mi sembri oggi (con i suoi infiniti elenchi di post-it, di sogni, di allucinazioni e via discorrendo):-)
  54. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 18:56   a Marco, forse, manca un a capo ogni tanto, per venire incontro al lettore sfiatato….
  55. carlocannella Dice:
    20 aprile 2012 alle 21:28   C’e’ un tipo che a capo non ci e’ andato mai, e neppure ha mai suddiviso i suoi romanzi in capitoli, eppure…
  56. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 21:40   Anch’io ho allucinazioni e sogni fatti in semi-coscienza, quando mi corico, prima che arrivi il sonno. Faccio sequele di ragionamenti sconnessi e dialoghi insensati con persone immaginarie, sembrano le cose che accadono quando si ha la febbre alta. Ora ho capito – finalmente – che se riesco a materializzare questa roba sulla carta divento uno scrittore vero, di quelli che creano i “mostri narrativi” di cui si occupava vibrisselibri.
  57. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 21:47   C’e’ un tipo che a capo non ci e’ andato mai, e neppure ha mai suddiviso i suoi romanzi in capitoli…E’ a piede libero?
  58. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 21:51   E’ facile che sia defunto, chissà.
  59. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 21:54  @paolo. nemmeno lo ‘stream of consciousness’ sarebbe una novità. Vd la breve scheda qui:http://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_di_coscienza
  60. pirulix Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:11  (piena solidarietà alla signora ferrucci @.@ )
  61. Lucio Angelini Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:13  (poareta)
  62. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:19  ah, era Joyce. Allora io sono il lettore che quel tipo non lo ha mai letto. Spero che questo non mi collochi troppo in basso nella scala umana…
  63. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:21  Anch’io le do solidarietà, sapendo quanto sono problematico… (poareta, hai detto bene)
  64. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:24  Un momento, paolo resta senza solidarietà. No way.
  65. paolo f Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:30  Grazie. Nemmeno io ho mai letto Joyce: ma ho tutti i suoi libri in casa. Bisogna che mi decida ad affrontarlo.
  66. diait Dice:
    20 aprile 2012 alle 22:34  Mio padre era uno studioso/appassionato di Joyce. Anch’io ho tutto, e in edizioni che ormai saranno anche rare… Eredità di papà.
  67. carlocannella Dice:
    21 aprile 2012 alle 09:09  Joyce a capo ci andava spesso, direi in maniera regolare. Il tipo di cui parlavo era Bernhard.
  68. paolo f Dice:
    21 aprile 2012 alle 09:21  Ottimo: un altro degli autori che devo ancora scoprire.
  69. diait Dice:
    21 aprile 2012 alle 10:17  ah, ho appena letto il nipote di wittgenstein. E sono andata a guardare, e è vero, non ci sono né a capo né capitoli. Che roba. Un fatto che non avevo registrato. Tra l’altro mi è piaciuto, nel ramo “e ora qualcosa di assolutamente diverso”. Eppure, nonostante le aspettative che suscitava il nome di Bernhard, e la sua vita difficile, e la mia passione per tutto quello che si chiama Wittgenstein, sono rimasta delusa. Del nipote, avrei voluto saperne e capirne di più. Invece muore solo e B manco va sua sua tomba a dirgli crepa. Poi mi è rimasto impresso quel modo con cui chiamava la donna/mamma che gli è stata vicina tutta la vita, “la mia persona”, mi pare, e i rendez-vous da un padiglione all’altro dell’ospedale, quasi sempre falliti. Carlo, se non mi ci facevi pensare tu, io neanche mi ero accorta che avevo letto una cosa di ben 132 pagine senza mai prendere fiato. D’altra parte, mi sono letta “Autorità e uso della lingua” di DFW in Considera l’aragosta, con tanto di note e interlocuzioni.
  70. carlocannella Dice:
    21 aprile 2012 alle 10:35  Ho appena letto “Il soccombente” e devo dire che era anche un gran burlone. Nella prima pagina ci sono 3 a capo, per tutto il resto del libro nessuno. Ma mentre leggere DFW mi pesa un mucchio, con Bernhard ho la sensazione opposta. Non smetterei mai.
  71. diait Dice:
    21 aprile 2012 alle 10:37  io il contrario! ma tu pensa. Riprova che una misurazione scientifica – deambulante o meno – dell’arte mi suona difficile.
  72. carlocannella Dice:
    21 aprile 2012 alle 10:40  Per fortuna e’ cosi’.
  73. riccardo ferrazzi Dice:
    21 aprile 2012 alle 10:47  Gran libro “Il soccombente”! Personalmente lo considero il capolavoro di Bernhard.
  74. pirulix Dice:
    21 aprile 2012 alle 11:45  Se Marco Candida, la sua scrittura, tra un cazzeggio e l’altro, porta a fare connessioni e riferimenti a joyce, bernhard, passando per dfw…vuol dire che o i cazzeggiatori hanno un solido bagaglio culturale o giulio mozzi è un bravo talent scout o entrambe le cose oppure nessuna: nei salotti si deambula cinematicamente senza soluzione di continuità da un autore all’altro… non ho mai letto bernhard e grazie a voi il suo stile mi ha incuriosita, grazie
  75. Iannozzi Giuseppe Dice:
    21 aprile 2012 alle 15:45  Non mi diverte né G. né M. Sono diversi anni che G. continua a ripetere, sino alla noia, che M. sarebbe il,,, E io sono Ernest Hemingway reincarnato, come no!Vabbe’, tanto son anni che non leggo i loro blog. Saluti, Lucio.

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54 commenti
  1. Candida dice: Altrimenti”, spiega, “per parlare dei miei altri libri dovrei cominciare un discorso molto più ampio che mi porterebbe inevitabilmente a dominare troppo la conversazione – e questo non lo voglio fare. Cerco anche di pormi in una posizione di inferiorità… Sono convinto infatti che soltanto essendo totalmente alla pari con chi dialoga con me e forse un pochino al di sotto potrò sperare a un certo punto, se se ne presenta la necessità, di ergermi per un istante al di sopra di lui e imprimergli con tutta la forza del mondo un messaggio che possa essergli d’aiuto.”

    credo che questo – cioè pensare e dire cose così incredibilmente e candidamente assurde – sia possibile quando non hai mai avuto intorno o vicino qualcuno che ti volesse abbastanza bene da essere onesto con te. Se fossi Marie Bonaparte, magari potrei scomodare la psicoanalisi per definire il suo “tipo psicologico”, ma per fortuna non la sono.

  2. paolo f permalink

    Poiché sono attore in questa intricata vicenda, mi trovo in conflitto d’interessi, quindi non interverrò;-)
    (la correttezza prima di tutto: mica calpestiamo la deontologia come fa certa gente.)

  3. Volevo intitolare questa sezione : “I ragazzini della letteratura” (seguiranno altri della stessa levatura). Che volete farci? Son ragazzini…*-°

  4. Il risvolto di copertina recita: “La mania per l’alfabeto è un romanzo drammatico e paradossale, frutto di un ***genio*** che trabocca di storie”. “Me cojjoni!” esclama subito il lettore. “Speriamo non se lo sia detto da solo.”
    Be’, se a quest’affermazione fai seguire quanto il giovin scrittore sosteneva nel gennaio 2010 – e spero sia tornato serenanente sui suoi passi… anzi, sulle sue parole – “Altrimenti”, spiega, “per parlare dei miei altri libri dovrei cominciare un discorso molto più ampio che mi porterebbe inevitabilmente a dominare troppo la conversazione – e questo non lo voglio fare. Cerco anche di pormi in una posizione di inferiorità… Sono convinto infatti che soltanto essendo totalmente alla pari con chi dialoga con me e forse un pochino al di sotto potrò sperare a un certo punto, se se ne presenta la necessità, di ergermi per un istante al di sopra di lui e imprimergli con tutta la forza del mondo un messaggio che possa essergli d’aiuto.… la vexata quaestio del risvolto di copertina è risolta ~_~”
    Per il resto, sperando che in realtà il suo fosse l’ingenuo atteggio di un ragazzino pubblicato e che in realtà stesse scherzando sparandosi un po’ di pose (magari a ragione!) … condivido quanto commentato dalla saggia diait: modestia e umiltà male non fanno e sono preferibili al vittimismo , alla fine sfoderato dal pargolo 😉

  5. Il giorno dopo Michele svita la torretta del computer ed ecco che, nemmeno avesse scoperchiato il vaso di Pandora, dalla torretta cominciano a fuoriuscire e a sparpagliarsi per tutta la casa frotte di “esserini ritorti e gommosi, particolarissimi, grandi un pollice” [viene in mente il film “Gremlins”, n.d.r.].
    No, non i Gremlins (Marco Candida saprà chi sono? 😉 ), i FORNIT!
    FORNIT SOME FORNUS 😀 😀 😀

  6. ora però, rileggendo, mi identifico in Elizabeth, e mi dispiace per lei, e penso che sia stata onesta e che lucio sia stato troppo duro. Esistono anche vie di mezzo nel ramo sincertà, forse.

    Poi mi rendo conto solo ora che ci sono anch’io – tra i commenti – nel BOCL! A imperitura memoria.

    piru’, cosa sono i FORNIT? (forse alludi a parti del thread che non ho letto?)

  7. @diait. solidarizzo anch’io con Elizabeth. non deve essere facile vivere accanto a un genio:-)

  8. fabio painnet blade permalink

    Lucio, peccato che hai tagliato quella tua battuta sulla ‘cripta dei capuccini’. Nella dinamica del dialogo era esilarante. La prima e unica volta che mi sono scappate sonore risatacce davanti a un monitor.

    • paolo f permalink

      Non ci credo che sia stata “la prima e unica volta” che hai fatto sonore risatacce davanti al monitor: mi piace pensare di averti fatto ridere sonoramente anch’io.
      (non dicesti che Lucio e io siamo un duo irresistibile?)

  9. @fabio. veramente non ho tagliato nulla. probabilmente la battuta riguardava un altro post. prova a darmi indicazioni più precise…

  10. @fabio. ho ritrovato il pezzo: “Don’t feed the anti-troll” (calco sul pezzo della Lipperini che ho riportato). L’ho inserito ora, se vuoi farti qualche nuova risata*-°

  11. fabio painnet blade permalink

    Ah, Ah. Bellissimo, anche in replica. Angelini semmai dovessi metterti a scrivere qualcosa, e tentare una nuova pubblicazione, vai tranquillo il titolo ce l’hai bello che pronto. Con un titolo del genere qualunque lavoro è destinato a sicuro successo. Non ho dubbi. Sono stramaledettamente sicuro.

  12. lucio. Tra i libri di papà, eccone uno per te. Supremamente luciesco. Te lo metto da parte. (Qui sotto, ne ho trovata una copia anche su eBay, dove c’è anche il metro che lo misura, così vedi se ti c’entra.) http://www.ebay.it/itm/GIANNESSI-LA-FRUSTA-LETTERARIA-Canova-1974-pag-132-/230760494246
    da morire dal ridere quando dice cose tipo “E che questa Bottega del Caffé (Nota mia: odiava Goldoni e lo sbeffeggiava nelle sue recensioni) sia proprio una di quelle da Goldoni abborracciate alla sciamannata me lo provano tre cose…”. Oppure la sua “Lettera d’un marchigiano P.A. che sta in Roma ad un altro marchigiano P.A. che sta in Jesi. Comincia così: “Cugino carissimo. Se voi disapprovate il primo numero della Frusta, io disapprovo il primo ed il secondo…”. Be’, un blogger nato. Tra l’altro pure lui si è trasferito a Venezia nella maturità, dove alternava “sconforti a pugnaci alacrità”. Senti un po’ la Bonaparte, che dice, se c’entra l’Edipo o l’Elettra o l’Artrosi.

    per emmepì un volumetto di Eco sul romanzo popolare. Lei già sa.

    per paolo “oblomov” ferrucci: “Il diritto alla pigrizia” di Pail Lafargue, una prima edizione del 1968. (lo vedi qui: http://www.ebay.it/itm/Il-diritto-alla-pigrizia-Paul-Lafargue-Forum-Ed-Filosofia-D25-/160790581482)

    fabio: autori e temi che potrebbero interessarti? ti trovo qualcosa pure a te se vuoi. Ma è roba tra gli anni 60 e i 90. sto smontando la libreria di papà.

    Sono 40 gradi, for the record, qui.

  13. @diait. grazie. sarebbe un ottimo regalo. peccato che con Alfio Squillaci, fondatore della nuova Frusta (online) mi sia trovato ai ferri corti quasi da subito (sul leggendario it.cultura.libri)*-°

    @fabio. “se mai dovessi metterti a scrivere qualcosa”, dici. come ribadire che il problema non sono io, ma gli editori così poco in linea con le mie collane?:-)

  14. oh, ma allora sono paragnosta. Inutile dire che della Frusta letteraria senior non sapevo niente prima di aprire il libretto (non ho neppure finito il liceo, all’Arcadia non ci sono arrivata). Ma appena l’ho visto, lo stavo buttando, poi ho letto “rivista” e ci ho ripensato (forse per associazione con “varietà”) ho guardato l’indice e c’era la lettera del marchigiano, lì ho associato Marche-Fano, sono andata a leggere meglio e ho letto questi pamphlettini ceh sembrano post di blog settecenteschi. E tu non solo conoscevi La Frusta senior (due lauree, mica scherzi), ma avevi addirittura co-fondato La Frusta junior. Sono andata a vedere la frusta online, e in prima pagina ho trovato due nomi, Arbasino e Citati, nemici storici di papà! Effettivamente, in compagnia di due tromboni così non ti ci vedo. Ordunque: abbasso Squillaci, viva Aristarco Scannabue.

  15. @diait. no, sorry, non ho CO-FONDATO la nuova Frusta. Semplicemente il suo fondatore Squillaci frequentava abitualmente il bar di it.cultura.libri, dove ogni tanto mi divertivo a sfotterlo un po’, suscitando la sua indignazione (era un indignato di professione già a quei tempi).

  16. ah! benissimo. avevo frainteso. comunque Scannabue sembra Maria Strofa.

  17. fabio painnet blade permalink

    @paolo: Paolo e Lucio, coppia inconsapevolmente irresistibile. ‘inconsapevolmente’ ne sono convinto.

    @lucio: Comincio un po’ a comprenderli questi editori che ti ‘remano’ contro. Cmnq aspetto la fine di questa operazione dei bolc per vedere come compensi ai difetti che ti hanno/abbiamo presentato. Se riesci davvero a scremare ed individuare un filo coerente mi rimangio tutto quel che ho detto. Mi sto attrezzando per ‘valutare’ i tuoi pezzi che per il momento vedo ancora molto ingarbugliati, fermo restanto che la vastità dell’opera complica notevolmente anche lo sforzo del più paziente dei valutatori oltre che dei semplici lettori.

    @diait: grazie per il pensiero, ma non credo ci possano essere testi di mio interesse. Posso sbagliarmi, però al momento mi sto occupando di approfondire una questione (legata anche alla valutazione critica ch attende Lucio) a cui Samgha darà ampio spazio il dieci o l’unidici luglio. Se ritieni possa disporre qualcosa di Adorno, Arnheim, Eisenstein(regista), Henry Miller, recensioni o altro forse il materiale della biblioteca paterna potrebbe contribuire al mio ‘lavoro’ di documentazione. In linea di massima non mi libererei però di testi segnati, in qualche modo, da mano e sentimenti paterni. Fossi in te ci ripenserei, a meno che non si trattasse di libri mai letti o poco considerati. Credo in fin dei conti sia importante mantenere qualcosa della memoria. Regalare, peraltro va benissimo, ma col cuore, magari a una persona che ti interessa, non certo a degli sconosciuti (parlo per me , naturlmente) e perdipiù fumosamente virtuali.

  18. era una cosa simbolica, fabio. Un modo per fare squadra. Comunque non so chi/cosa sia Samgha, lo googlerò – un mio karma, googlare.

    • googlato. Ok, è una creatura ibrida di cui fai parte. Ma non ho capito perché nella libreria di papà non potrebbero esserci testi di tuo interesse, a priori. In base a quali elementi daresti questo giudizio? (domanda che ti faccio senza polemica, per pura curiosità, anzi con vero interesse, perché i tuoi metri di giudizio sono sempre più misteriosi…. Tra parentesi Adorno, Arnheim e Miller ci sono tutti.)

  19. fabio painnet blade permalink

    Ho premesso: ‘posso sbagliarmi’ , ed infatti mi sbagliavo. Una forma retorica come
    un’altra o se preferisci, una ‘minchiata’ come tante, basata sulla debolissima
    deduzione che tu non conoscessi quesi testi e nemmeno apprezzassi H.Miller. Forse
    però in questo ci ho preso, perché mi sembri (come il resto della squadra di CzLt)
    provenire da una formazione strettamente umanista, rispettosa delle influenze
    ellenistiche che secondo il parere di alcuni autori (Vedi Adorno e Horkheimer)
    starebbe alla base di un processo di contaminazione culturale pericoloso ed
    inarrestabile. Se così fosse, quei testi potranno tornarti utili, un giorno.
    Mi diresti cmq i titoli in tuo possesso?

    • … mi sembri (come il resto della squadra di CzLt)
      provenire da una formazione strettamente umanista, rispettosa delle influenze
      ellenistiche che secondo il parere di alcuni autori (Vedi Adorno e Horkheimer)
      starebbe alla base di un processo di contaminazione culturale pericoloso ed
      inarrestabile.

      siamo su Scherzi a parte?

  20. fabio painnet blade permalink

    Per quanto riguarda Samgha non è che ne faccio parte, più che altro là ho trovato Simone Battig
    che sembra sintonizzato sulle mie stesse frequenze. Ho saputo però che già dal mese prossimo
    Simone non farà più parte della redazione, quindi, a meno di non individuare qualche altro
    componente di quel sito sensibile alle mie stesse preoccupazioni, credo che, come sono entrato,
    anch’io uscirò di scena, in un pennacchio cotonoso di fumo che si perderà sulla linea dell’ orizzonte, all’ora del tramonto. Per il momento approfitto dell’opportunità gentilmente concessa di dibattere temi che mi stanno particolarmente a cuore, così come tempo addietro fece Angiolino Pila (angelini), o Valter Binaghi alias isidoro Scopino.

  21. @diait. fabio ha il vezzo di additare “ben altri!” e ben più oggettivi orizzonti, salvo poi ricadere nelle solite impressionistiche minchiate:-)

  22. più che l’aspetto impressionistico colgo quello “stereotipizzante” (es. la biblioteca di mio padre l’aveva già stereotipizzata a priori)

  23. “Il primo interrogativo che lo squassa è come faccia il narratore onnisciente ad appuntare testi così lunghi nello spazio notoriamente ristretto dei foglietti chiamati post-it”.
    Che è come domandarsi come faccia a funzionare il cavaliere inesistente di Calvino, visto che non esiste. (Ovvero: non esistono solo le narrazioni realistiche).

  24. @giulio. eh no, obiezione respinta. un post-it è un post-it. non siamo nel paese delle meraviglie e Candida non è Biancoconiglio.

  25. E indubbiamente, Lucio, ciò che non esiste non esiste.
    Come fa a funzionare il cavaliere inesistente? (Posto che Calvino non era il Cappellaio Matto – anche se gli sarebbe forse piaciuto esserlo, magari per un po’).

  26. @giulio. non ho più il libro sottomano per controllare, ma quando lo lessi la domanda mi parve legittima, anche se non mi impedì di proseguire con il resto. forse la confusione di più registri era voluta, che ne so? vabbè, facciamo che ‘sti post-it erano magici e non se ne parli più.

  27. fabio painnet blade permalink

    Diait e Lucio, fatemi capire, voi non vi reputate di formazione umanista? Tranquilli, Mica è un insulto eh?. Pare esserlo gran parte della compagine intellettuale nostrana, a quanto si dice (ricordate Massimiliano Parente? Charles Snow e via dicendo?)
    Un insulto bello e buono lo spiattella invece il buon Angelini,dimenticando di aver fondato uno spazio che si chiama ‘minchiate letterarie’ e che quindi le minchiate dovrebbero godere di buona accoglienza, anche se non le dice il padroncino di casa. Lucio, Lucio, sei sempre ben lungi dal considerarti inadeguato di fronte ad argomenti che, evidentemente, non conosci. e posso pure capire quanto poco te ne sbatta. Caro Lucio, mi sa una buona dose di umiltà ogni tanto non ti farebbe mica malissimo.
    La questione della ‘contaminazione’ culturale, (dell’ellenismo- iluminismo etc. etc.) riguarda gli autori di cui si diceva che io, morbidamente, condivido. Tutto qua. Quanta supponenza da parte vostra! E anche tu diait. Lla prima impressione su di te allora era azzeccata, Per un attimo ho creduto avessi idea di cosa ti stavo chiedendo. Da certe questioni, libri o non libri paterni, mi sembri alquanto distante. Con te argomento chiuso. Per quanto mi riguarda puoi tornare alla tua Lara Manni che di certo conosci meglio di Heisenberg (per tua ammissione, se ben ricordo)… E mi raccomando, veloce con la lettura! che sei sempre troppo lentina rispetto al passo imposto dall’Angelini.

    • paolo f permalink

      Io, ad esempio, non sono di formazione umanistica, essendo laureato in Economia.
      Spesso me ne sono rammaricato, perché ero convinto che nella Letteratura ci fosse la salvezza.
      Poi, con gli anni, mi son reso conto che forse (o probabilmente) non è così: la Letteratura di per sé non dà la salvezza. Per ottenere la salvezza bisogna associarvi cose più visceralmente umane, più interiormente concrete, più esplosivamente spirituali, che sono tutte nell’intimo individuale.

      p.s.: dicono che associare l’umiltà al genio sia difficile, se non impossibile: quindi la tua osservazione perde consistenza.

      • … cose più visceralmente umane, più interiormente concrete, più esplosivamente spirituali, che sono tutte nell’intimo individuale.

        sottoscrivo l’importanza di queste “cose” anche se non so se garantiscano la salvezza.
        Al contrario di te, forse perché sono nata e cresciuta in un ambiente “intellettuale”, ho sempre pensato che la letteratura rendesse più spesso ottusi e insensibili che non saggi, pacificati e illuminati. Mi piace soprattutto il tuo accostamento “interiormente-concrete”.

    • Ehm, a dire il vero tra i commentatori di CzLt, del BOCL e del blog Lapeperini, diait è la più. distante e disinteressata alle tematiche su Laramannara-o-chi-per-lei…

      • fabio, io non sapevo neanche chi fosse lara manni fino a un mese fa, quando ho letto di questa faccenda, qui.

  28. @fabio. mi dici: “sei sempre ben lungi dal considerarti inadeguato di fronte ad argomenti che, evidentemente, non conosci”. ti sbagli. ho ammesso più volte di non possedere alcuno strumento in grado di farmi valutare i biochimismi cerebrali sottesi alla produzione letteraria e di consentirmi di distinguere fra quella di valore oggettivo e quella di valore solo soggettivo (?). sei tu, invece, che prometti da mesi di farceli conoscere, ma più che riempirti la bocca con un paio di nomi (fra cui Heisenberg) non sai fare. sputa il tuo rospo (la tua griglia di Valutazione Oggettiva) e smetti di menare il Can per l’Aja (capitale politica dei Paesi Bassi). asinello sardegnuolo. A proposito, mi piace molto la denominazione “Minchiate Letterarie”. Magari, quando avrò terminato la presente impresa (credo che mi fermerò al BOCL N. 50), aprirò un nuovo blog con quel nome.

  29. P.S. Se non ricordo male, era proprio Heisenberg a sostenere che la misura simultanea di due variabili coniugate, come posizione e quantità di moto oppure energia e tempo, non può essere compiuta senza un’incertezza ineliminabile. Ciapa!

  30. fabio painnet blade permalink

    Lucio, non ti smentisci mai: sei solo una pippa di fano che si fa le pippe a venezia per darsi un tono. Di nomi te ne ho fatto parecchi ma se non ti rimangono in mente fatti curare una buona volta piuttosto che esporti al ridicolo come stai facendo. So che sto sprecando tempo e parole, ma se avessi idea di cosa fosse la termodinamica (per Snow un letterato che non conosce due principi facili facili di trmdn lineare è un asino patentato) mi capiresti perchè, in fondo, dalla dissipazione energetica nasce la vita. Naturalmente non ho questa ambizione perché a tirar fuori qualcosa di buono dalla tua zucca ci vorrebbe ben altro però, a beneficio di terzi, ti dico lo stesso qualcosa di vagamente serio, dimostrandoti che le tue minchiate letterarie, nonostante tutto le leggo. Però mi riporto in cima al blocco 44 perchè questo tipo di commentario è scomodissimo e mi ha veramente scassato…

  31. @fabio. ” sei solo una pippa di fano che si fa le pippe a venezia per darsi un tono”. ah ah ah, che gran buzzurro. tutto ciò è moooooooooooooolto scientifico e non ha nulla a che vedere con le impressionistiche escandescenze cui ti abbandoni quando non ti si dà ragione a tutti i costi. Vabbè, dai, siamo sempre ai punti di partenza. Con te non si fa mai un passo in avanti in nessuna direzione. Prosegui felice nelle tue ricerche, magari con la complicità di Battig, e appena avrete qualche risultato interessante, fatecelo sapere. Io intanto scendo a Fano per qualche giorno, a costo di perdere il tono (?) acquisito qui a Venezia. Miao.

  32. ci credi, fabio, che ancora non ho capito con chi o con che cosa ce l’hai? Con lucio, va bene, anche se non so a cosa esattamente risalga la vostra faida (unilaterale, a quanto capisco leggendo i vostri scambi: cioè, vi date dei cretini a vicenda, ma il tuo dargliene è più “urgente”). Non penso che tu ce l’abbia con me, che a lungo ho cercato di seguire i tuoi ragionamenti, ho fatto ricerche per seguirli, li ho addirittura riassunti per chiarirmeli in testa, ti ho spesso fatto oggetto di frasi e pensieri gentili.. Ricambiata come? Mah. Se fare a botte è più forte di te, ti capisco comunque. Siamo due tipetti “adversarial” (io sotto mentite spoglie, ma…)
    La mia una formazione umanista? Be’, diciamo una mancata formazione, piuttosto.

  33. @diait. il giovine mi rimprovera da mesi di non: “aprire un confronto schietto e disincantato su cosa significhi superare il criterio (arbitrario, più che soggettivo) caro ai cattedratici (cosa di cui penso non sarai mai capace)”. io gli confermo che è vero, che non ne sarò mai capace, ma che sono pronto a recepire i risultati delle sue e altrui ricerche. Lui lascia passare qualche settimana e poi riattacca la menata, senza però mai proporre alcun risultato concreto.
    Che ci posso fare se sono convinto che, nella valutazione letteraria di un testo, al massimo si possa apparire autorevoli, ma mai OGGETTIVI? Una stessa opera d’arte può piacere da pazzi a Iannozzi e a Painnet Blade, non necessariamente anche a me… e invece Fabietto assicura che esiste un metodo grazie al quale in futuro i pareri non potranno che concordare: il bello apparirà OGGETTIVAMENTE bello a tutti quanti, il brutto altrettanto. Ehm… sinceramente preferisco restare aggrappato al vecchio de gustibus:-)

    • Nel BOCL 46 Lucio elenca semiseriamente i suoi 5 motivi per avere un blog…
      forse non coincidono con le richieste e i gusti del painnet blade.
      Per quanto mi riguarda ho notato invece che dietro la satira a volte graffiante, altre volte modulata su toni ironici più scanzonati, si intravede una netta posizione critica e una voce forte e chiara. Insomma, a me Angelini sembra una persona con una conoscenza della situazione letteraria odierna molto chiara e soprattutto, dote molto rara, con giudizi critici tutt’altro che conformisti.

  34. quindi fabio ritiene che la formazione, gli studi, la logica e i metri di giudizio di fabio siano gli unici che forniscono “veri” strumenti di conoscenza. E’ in buona compagnia (nel globo terracqueo), allora. Una compagnia molto bellicosa.

  35. p.s. gli unici ma misteriosi, perché effettivamente fino ad oggi non è riuscito a trasmettermeli. E se una cosa non sei capace di spiegarla a tua nonna, diceva Feynman, significa che non l’hai capita veramente neanche tu.

  36. @diait. non li trasmette perché non li conosce, però continua a pretendere che glieli cerchiamo noi, salvo dirci che non ne siamo capaci:-)

  37. @pirulix. come osi contrapporre un tuo giudizio meramente soggettivo a quello oggettivo di fabio (angelini = pippa fanese che si fa le pippe a venezia per darsi un tono)? Cmq, grazie 1000 per le buone parole, sei molto umana:-)

  38. fabio painnet blade permalink

    Ma va là che si scherza, pippaioli a-tonici. Siete troppo carini quando vi rincuorate a vicenda. Troppo divertente. Val la pena di stuzzicarvi un po’ di tanto in tanto. Anzi val la pena di punzecchiare Lucio per godersi l’esibizione di tutta la corale ih ih ih.

  39. ah, ecco. vuoi épater les commentateurs. Ricevuto, charlie-bravo.

  40. p.s. ero indecisa tra il commento che ho pubblicato e “Sei un deficiente”. Ma ha prevalso il più velenoso.

  41. Circa la divisione in post-it del mio primo romanzo desidero spiegarmi. Per come la intendo io, quella divisione è simbolica. Il romanzo è la storia di un giovane apirante scrittore, e la sua vita è tutta spezzettata e rappresentata dai racconti che ha nel cassetto e dai post-it. E’ solo una similitudine. Non vuole essere una ripartizione precisa. Non è la sua vita scritta sui post-it, ma è la sua vita che è come se fosse scritta sui post-it. Il post-it mi sembra, ancora oggi, un simbolo della caducità dell’esistenza e della sua precarietà. E’ un foglietto che si appiccica alla parete o allo schermo del computer e si può staccare da un momento all’altro. Oppure dopo un po’ le stacchi tu stesso e le butti nel cestino. Per me questo aspetto era importante, perché il romanzo è fatto per una buona parte di discorsi. E i discorsi valgono quel che valgono. Valgono per un po’, poi si staccano da soli da dove sono appiccicati e spariscono oppure qualcuno s’incarica di staccarli e sostiuirli con qualcosa di diverso.

    Grazie counque per l’attenzione. Morbosa attenzione, d’accordo. Ma pur sempre attenzione. Del resto nel romanzo Misery lo scrittore viene sequestrato e incarcerato dalla sua più grande ammiratrice – e non da qualcuno che lo odia con tutta se stessa. Lo ammira, ma quando lo ha per le mani lo vuole ammazzare. Il che significa che nell’attenzione ancorché morbosa spesso alberga una forma d’amore.

  42. Tranquillo, nessuno ti sequestrerà. Ti ho solo usato per una serie di riflessioni sul pericolo di trombonismo insito in certi esordi:-/

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